“Dentro la stagnazione dell’economia italiana sono presenti segni di vitalità che permettono di procedere a un ritmo di un decimo di punto trimestre su trimestre. Poco anzi, pochissimo, eppure, anche grazie al confronto statistico con un depresso 2018, occupazione, fatturato nei servizi, clima di fiducia nella grande distribuzione e ICC permettono ancora di considerare residuale il rischio di entrare in recessione. Il disinnesco degli aumenti Iva per il 2020 potrebbe diradare qualche nube, ammesso che la disordinata ricerca di risorse a copertura della manovra non disperda questo potenziale capitale fiduciario attraverso la minaccia di nuovi balzelli”. Così Confcommercio che a ottobre stima una variazione del Pil congiunturale nulla, con una modesta crescita (0,1%) rispetto allo stesso mese del 2018. La stima del terzo trimestre resta ferma a +0,1% congiunturale, con un miglioramento sul tendenziale dello 0,3%. A settembre l’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha consolidato i segnali di rallentamento su base congiunturale, con una diminuzione dello 0,3% (il terzo calo consecutivo).
La diminuzione – osserva Confcommercio – è sintesi di un aumento della domanda relativa ai servizi (+0,4%) e di una riduzione per quella per i beni (-0,6%). Il dato, seppure espressione di una situazione di generalizzata debolezza dei consumi delle famiglie, è sintesi di andamenti non omogenei delle diverse macro-funzioni di spesa. Solo per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+0,7%) e l’abbigliamento e le calzature (+0,2%) si è riscontrata una moderata tendenza al miglioramento. Per contro la diminuzione più consistente ha interessato i beni e i servizi per la mobilità (-2,5% su agosto). Più modesta è risultata la riduzione e per i beni ed i servizi per le comunicazioni (-0,3%), per i beni ed i servizi per la casa (-0,3%). Per le altre funzioni la domanda è risultata invariata rispetto ad agosto. A settembre 2019 l’ICC ha mostrato, nel confronto annuo, un aumento dell’1,1%, in significativa ripresa rispetto allo 0,1% di agosto. Su questo andamento ha influito la comparazione con un andamento particolarmente negativo a settembre del 2018. A settembre l’ICC ha mostrato, nel confronto annuo, un aumento dell’1,1%, in significativa ripresa rispetto allo 0,1% di agosto.
Il dato è derivato da una crescita dell’1,0% della domanda per i servizi e dell’1,1% per i beni. Il segmento più dinamico si conferma quello relativo alla spesa effettuata dalle famiglie per i beni e i servizi per le comunicazioni (+5,1%). Più contenuto è stato, nel confronto con settembre del 2018, l’aumento della domanda per l’abbigliamento e le calzature (+1,3%) e per gli alberghi i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,1%). In moderata crescita si presentano anche i consumi di beni e servizi per la casa (+0,5%) e di beni e servizi ricreativi (+0,2%). Riduzioni si sono registrate solo per gli alimentari le bevande e i tabacchi (-0,2%) e per i beni e servizi per la cura della persona (-0,1%). Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per ottobre Confcommercio stima una variazione nulla in termini congiunturali. Nel confronto con lo stesso mese del 2018, i prezzi crescerebbero dello 0,4%, confermando il dato degli ultimi mesi.
(ITALPRESS)
CONFCOMMERCIO “RECESSIONE IMPROBABILE”
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