ROMA (ITALPRESS) – Nei tristi accadimenti venezuelani riemergono gli stessi drammi vissuti tra gli anni Sessanta e Settanta in Argentina, Brasile, Cile e Uruguay. In quegli anni si verificarono colpi di stato per la soppressione delle garanzie costituzionali in vigore in quei paesi, e chiunque si opponesse veniva incarcerato, torturato e fatto sparire da militari in borghese. Erano gli anni delle dittature militari in Sud America, su cui si sono scritti fiumi di parole di sdegno, eventi che hanno mobilitato per anni i democratici italiani.
Gli italiani furono molto toccati da quelle esperienze brutali, ritrovandovi gli stessi patimenti subiti durante la dittatura fascista in Italia, lo stesso degrado morale e civile pagato a caro prezzo. La vicinanza fu viva anche per i forti legami con le vaste comunità italiane presenti in quei paesi sudamericani.
Infatti, oltre alle informazioni dei media, erano le stesse nostre famiglie a essere direttamente informate dai loro parenti residenti in quei paesi.
I racconti parlavano di uomini armati dai regimi che irrompevano di notte nelle case dei dissidenti, in passamontagna, e li facevano sparire; militari e paramilitari che sparavano sui manifestanti e poi li torturavano; giornali e radio chiusi e devastati. In Venezuela si stanno ripetendo quelle scene.
Il Presidente Maduro ha perso il confronto elettorale con Edmundo Gonzales, che ha ottenuto due terzi dei voti espressi, come risulta dai certificati elettronici che gli oppositori hanno esibito al pubblico e ai media e consegnato alle cancellerie dei paesi democratici. Tuttavia, Maduro, forte degli organismi controllati dal regime, non ha voluto esporre prove certificate e si è fatto proclamare eletto. Dunque, un’elezione palesemente illegale, sostenuta dalla violenza e dalla soppressione di ogni libertà e garanzia civile e politica.
Nonostante le richieste provenienti dai paesi democratici di far valere i risultati elettorali, il regime venezuelano fa ritornare la storia agli anni bui delle dittature sudamericane. Proteste e richieste di far valere la volontà popolare del voto si sono manifestate da gran parte delle cancellerie dei paesi del Sud America. Il Presidente del Brasile, Lula, insieme al Presidente messicano e a quello colombiano, si sono mostrati finora interessati a porsi come mediatori della situazione, ma il regime non ha accolto la loro richiesta di poter prendere visione dei certificati elettorali prima di dare un giudizio sull’accaduto. Lo stesso incontro pattuito tra questi capi di stato e Maduro è stato rifiutato, seppur a parole non negato per i prossimi giorni.
Intanto, da più di un mese continuano le proteste che ogni giorno si tengono in ogni città del paese, nonostante la dura repressione. Potrà Lula mostrare ancora cautela con Maduro, lui che ha patito con il suo popolo le stesse esperienze dei venezuelani di questi giorni? E i partiti della sinistra italiana possono mostrare ancora cautela nelle dichiarazioni in questa vicenda e non promuovere alcuna iniziativa di protesta e di informazione?
Questo è un periodo assai complicato per la democrazia, assediata da dittatori sempre più spregiudicati sulla scena mondiale. Essi vivono anche grazie a complicità nascoste e opportunismi di varia natura. Orientare i cittadini e usare sempre gli stessi pesi e le stesse misure è decisivo per dare senso e autenticità alla lunga battaglia per l’affermazione della libertà, insidiata perennemente da violenti alla ricerca del potere senza consenso.
(ITALPRESS).
Con Maduro tornano gli anni bui delle dittature sudamericane
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