Viviamo in una società multietnica. Si stimano attualmente nel nostro Paese circa 2.200.000 immigrati, ma la cifra è destinata a crescere nel prossimo futuro. La presenza importante di stranieri nelle nostre città fa emergere un complesso apparato di bisogni, esigenze, diritti che richiedono risposte concrete. Questa ultima fase migratoria, se da un lato ha portato arricchimento culturale e sociale, oltre che manodopera, dall’altro ha comportato squilibri per certi aspetti da temere.
Da questa situazione emerge come, la figura del Mediatore Culturale, sia una delle poche figure professionali in grado di conciliare la cultura del paese d’origine di chi emigra e quella del paese in cui è immigrato. In questo articolo scopriremo insieme il percorso da compiere per assumere i panni di questa utile figura professionale. Vediamo allora come diventare Mediatore Culturale.
Cosa fa un Mediatore Culturale
Il Mediatore Culturale è dunque un professionista multilingue che si occupa di favorire l’interazione ed il dialogo tra individui e gruppi di lingue e culture diverse. Il suo ruolo è quello di facilitatore della comunicazione tra individui di origini e culture differenti e le istituzioni pubbliche, ma anche di promotore dell’inclusione sociale degli stessi.
La mission è quella di “mediare tra culture”, mentre le principali competenze sono:
- Perfetta padronanza di almeno due lingue estere;
- Formazione multiculturale;
- Conoscenza della legislazione in materia di immigrazione;
- Conoscenza delle strategie per il contenimento dei conflitti;
- Ottime doti comunicative;
- Empatia e dialogo;
- Capacità organizzative e gestionali.
Generalmente il ruolo di Mediatore Culturale viene richiesto per fornire un orientamento antropologico e rendere possibile il processo di integrazione per gli straniere di tutte le fasce di età (minori o adulti). Attraverso un serio approccio al dialogo, il mediatore linguistico identifica ed interpreta le urgenze, le richieste e i problemi degli immigrati e si adopera per trovare le soluzioni adatte.
Requisiti per diventare Mediatore Culturale
Il Mediatore Linguistico Culturale non è soltanto un interprete che traduce da una lingua ad un’altra, ma esercita una vera e propria funzione di orientamento sociale a vantaggio degli stranieri.
Il requisito fondamentale per diventare un Mediatore Culturale è quello di essere bilingui e conoscere molto bene le culture che andranno ad interfacciarsi. Spesso i Mediatori Culturali, sono di origine straniera che vivono già da tempo nel nostro Paese con un’ottima padronanza della nostra lingua e della nostra cultura.
Non mancano professionisti laureati in Mediazione Linguistica e Interculturale, in Lingue e Culture Straniere, in Traduzione ed Interpretariato, Scienze dell’Educazione, oppure in Giurisprudenza e Scienze Politiche, ma anche persone con una solida esperienza di formazione nel sociale e che hanno arricchito le loro conoscenze linguistiche con periodi di studio, di volontariato o di lavoro all’estero – esperienze che permettono di entrare in contatto con la cultura, gli usi e i costumi di nuove realtà.
Percorso formativo e titolo di studio
Non esiste un unico circuito per diventare Mediatore Culturale. Il metodo più semplice è quello di possedere un titolo di scuola media superiore e seguire poi un corso di specializzazione (spesso gratuito), organizzato dagli enti locali o dalle regioni con una frequenza media di 200 / 700 ore e con l’obiettivo di formare gli interessati ed avviarli alla professione nei centri dove viene richiesta la presenza di questo professionista. Per una preparazione più specifica, le lauree più indicate sono: Scienze Sociali, Scienze dell’Educazione o Psicologia con indirizzo e specializzazione in educazione professionale oppure lauree in Scienze Politiche o, se presenti, in Mediazione Linguistica e Culturale, spesso organizzate come percorso interfacoltà tra i corsi di lettere e i corsi di Scienze Politiche. Comunque, per entrare da subito in questo specifico ambito, la via diretta è quella di imparare al meglio una lingua straniera.
Percorso professionale
A tutt’oggi non è ancora prevista una normativa specifica per la professione di Mediatore Culturale. I professionisti in questo settore hanno la possibilità di lavorare nelle strutture pubbliche e nel settore no profit, nonché negli uffici erogatori di servizi pubblici generali per immigrati, dislocati nelle principali città, ma anche all’interno dei comprensori scolastici per favorire l’integrazione e la comunicazione tra studenti.
La figura di Mediatore è apprezzata presso i servizi sanitari locali, commissariati di polizia, tribunali, carceri, uffici pubblici e persino dalle associazioni sindacali e di categoria. Questa figura professionale è da alcuni anni al centro della discussione dell’azione educativa e sociale, di matrice internazionale. Istituita nelle scuole dalla Legge 285/97, assume in tale ambito un ruolo di spicco, in quanto, attraverso la relazione, riesce a far da tramite fra lo studente straniero e il mondo-scuola nel quale viene ad inserirsi. Il Mediatore Culturale non è soltanto un semplice traduttore e interprete, bensì un operatore capace di ricercare punti di contatto e di comunicazione tra extracomunitari, cittadini e istituzioni pubbliche o di favorire interventi utili a migliorare le condizioni di vita degli immigrati in campo educativo, socio-sanitario e lavorativo.
Compito del Mediatore è quello di creare un ponte tra le famiglie degli studenti immigrati e le Istituzioni facilitandone, in primis, il dialogo e la comprensione.