Dunque Bill Gates aveva predetto tutto sul virus quattro anni fa, come negarlo? Lo abbiamo anche ascoltato: ma non giocava a fare il profeta, avvertiva che il futuro non ci avrebbe sterminato con le armi atomiche ma con i virus, piu’ pericolosi del caldo, povera Greta. Sylvia Browne no, lei aveva gia’ scritto tutto da anni (Profezie – Che cosa ci riserva il futuro) ma non era stata presa in considerazione. Con serena incoscienza, mica con la rabbia, il fastidio spesso irridente ch’era riservato a Cassandra, figlia di Priamo, profetessa di sventure, sostanzialmente mal sopportata come una portatrice di sfiga. Lei non era come l’erede storica Sibilla Cumana che vendeva profezie a doppio senso, scaltra donna politica antelitteram; a Cassandra era stato dato il dono della preveggenza tuttavia accompagnato dalla condanna a essere inascoltata, come tanti giornalisti (me compreso, lo confesso) che ogni tanto dicono “L’avevo detto, io…”. I piu’ colti recitano, alla Lotito:”Vox clamans (o clamantis) in deserto”. Ora che il presidente Gravina fa sapere che non e’ da escludersi una stretta economica nel calcio dopo i danni inflittigli dal Coronavirus, quelli che come me riscoprono la forza del destino, la cui ira funesta – non le ripetute scandalizzate denunce – infiniti addurra’ lutti ai procuratori cialtroni (ne esistono anche perbene, credetemi), ai dissipatori, ai venditori di fumo, a tutti coloro che hanno trasformato lo sport piu’ popolare in un volgarissimo mercato detto Calciobusiness.
In ogni trasmissione radio e televisiva, in tanti editoriali o post dei social e’ tutto un chiedersi cosa sara’ domani. Ma non si tratta piu’ di sapere se e quando si giocheranno i campionati, le coppe, gli Europei e i Mondiali: calma e gesso, prima o poi si tornera’ in campo, la palla e’ rotonda – piu’ del barattolo – ed e’ forse la profetessa meno ascoltata, rotola, strada facendo rotola, gira rimbalza e rotola, dove mai finira’? E’ troppo tardi per chiederselo, oggi si gioca un’altra partita ma i conti si faranno presto, anzi si fanno gia’. Il presidente dalle belle braghe bianche chiama i giocatori a lavorare, si vergogni! Vabbe’, rinuncera’ ai lavori forzati ma tagliera’ gli ingaggi, neghera’ i premi, offrira’ la cassa integrazione agli eccedenti, risparmiera’ su tutto, anche sull’acqua minerale (beato chi ne e’ sponsorizzato); esibendo uno slogan tanto amato da noi giornalisti:”Piuttosto che lavorare – dira’ Cellino a nome di tutti i presidenti – fanno i calciatori”. Perche’ strapagarli?
E non dite che non ve l’avevo detto…
CHISSA’ QUANDO RIPRENDE IL CALCIO, MA I CONTI GIA’ SI FANNO
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