La terza volta è quella buona. Jurgen Klopp sfata il tabù Champions e un anno dopo la sconfitta di Kiev il Liverpool torna sul tetto d’Europa per la sesta volta nella sua storia. Il derby inglese del Wanda Metropolitano incorona i Reds, che dopo aver battuto il Tottenham due volte su due in Premier concedono il tris nella calda serata madrilena. Una sciocchezza di Sissoko dopo nemmeno mezzo minuto regala a Salah il rigore del vantaggio, poi nel finale Origi firma il 2-0 e Alisson cala la saracinesca, mettendo al sicuro risultato e coppa. Un successo meritato per i Reds, forse più per il cammino che li ha portati fino a Madrid che per quanto offerto nei 90′, in una partita che non resterà negli annali per lo spettacolo: troppo alta la posta in palio e alla fine nè Liverpool, nè Tottenham riescono a offrire la loro miglior versione. La squadra di Klopp, finalmente campione dopo due finali perse (la prima col Borussia Dortmund nel 2013), mette per una volta da parte quel calcio “sturm und drang” che l’ha sempre contraddistinta e, complice anche il vantaggio trovato all’inizio, conduce una gara di gestione mettendo anche a frutto l’esperienza di un anno fa col Real. Nel finale rischia qualcosa ma in porta c’è Alisson, tutt’altra storia rispetto allo sciagurato Karius. Il Tottenham, dal canto suo, ci mette il cuore ma si sveglia troppo tardi. Trovarsi sotto dopo due minuti non è facile per nessuno ma i tanti errori negli ultimi 25 metri si pagano, specie in una finale di Champions.
Klopp vince così la sua personale partita a scacchi con Pochettino, una partita giocata sul filo dei nervi e dove la prima mossa manda gli Spurs gambe all’aria dopo appena 24 secondi: Henderson pesca Manè al di là della difesa, il cross del senegalese viene intercettato da Sissoko col braccio largo e Skomina senza esitazioni indica il dischetto. Se ne incarica Salah, che ha un conto in sospeso col destino – un anno fa un’entrataccia di Ramos mise fine alla sua finale dopo meno di mezz’ora – e a Lloris non riesce il miracolo. Gli Spurs cercano subito di rialzarsi ma Kane, fuori dallo scorso 9 aprile e spedito subito in campo, è preso nella morsa di Van Dijk e Matip e i vari Son, Eriksen e Alli non riescono a supportarlo. Anche in mezzo al campo e sulle corsie esterne il Liverpool è in pieno controllo mentre Manè là davanti è una continua spina nel fianco in attesa che si accendano anche il recuperato Firmino e Salah. La squadra di Klopp, però, qualcosa concede e con pazienza il Tottenham prova a crearsi gli spazi per provare a sorprendere i Reds ma senza grande successo (provvidenziale il taglio di Alexander-Arnold a chiudere su Son al 20′). I ritmi si abbassano, del resto la gara si mette sui binari più adatti per una squadra micidiale nelle ripartenze come il Liverpool. E se gli Spurs hanno il merito di non lasciarsi prendere dalla frenesia, all’undici di Klopp va riconosciuto il merito di gestire il vantaggio con intelligenza, anche a costo di rinunciare a quelle ondate rosse che ne sono diventate il marchio di fabbrica. Ma quando il Liverpool ha spazio, è sempre pericoloso: al 38′ Robertson si accentra e calcia da fuori, Lloris alza sopra la traversa. Nella ripresa Pochettino chiede ai suoi di alzare il baricentro, i Reds faticano a uscire ma Kane e soci sbagliano troppo, a conferma di una gara bella tatticamente ma povera di occasioni. Klopp si accorge che i Reds sono in sofferenza e toglie Firmino, lontano dalla condizione migliore, e Wijnaldum per giocarsi le carte Origi e Milner, Pochettino risponde con l’eroe di Amsterdam, Lucas Moura, per Winks, arretrando Eriksen in regia. I cambi sembrano dare ragione al tecnico tedesco visto che il Liverpool torna a creare gioco e proprio Milner va vicinissimo al raddoppio. Le squadre ora si allungano, gli spazi si aprono e finalmente le occasioni fioccano, da un lato e dall’altro. Van Dijk è un muro: fenomenale il suo recupero alla mezz’ora che impedisce a Son di calciare davanti ad Alisson. Il Tottenham sembra averne di più ma Alli colpisce di testa alto sopra la traversa e Alisson si oppone alla botta di Son e alla velenosa punizione di Eriksen. Arriva anche il momento di Llorente ma a tre minuti dal 90′, sugli sviluppi di un angolo, Origi trova il diagonale che chiude i conti. Quattordici anni dopo Istanbul, la Champions torna ad Anfield.