Crollo dei consumi, gap nelle retribuzioni tra regioni del nord e sud Italia: si è incentrata sulla mancata ripartenza dell’economia e del lavoro, nell’isola come nel resto del mezzogiorno d’Italia, la riunione del direttivo regionale della Cgil Sicilia. Sono stati analizzati temi e motivi della crisi occupazionale in cui versa la regione.
“Il tema delle difficoltà economiche dell’isola sono le difficoltà dell’Italia – ha sottolineato il segretario confederale della Cgil nazionale, Ivana Galli -. Va messo al centro il lavoro, perché se non riparte il lavoro non riparte la Sicilia, il mezzogiorno ed il Paese. Una regione importante come la Sicilia deve vedere un protagonismo delle istituzioni. Le risorse che ci sono, spesso – ha aggiunto -, vengono spacchettate tra vari soggetti istituzionali. Il problema del mezzogiorno è che le risorse che sono state utilizzate non hanno creato occupazione”.
Al centro del dibattito le problematiche inerenti il differenziale nelle retribuzioni tra regioni del centro nord e sud Italia, come emerge dagli ultimi dati Istat. “Le buste paga sono leggere, c’è il crollo dei consumi – ha evidenziato Ivana Galli -. I consumi e l’economia ripartono se le buste paga e le pensioni diventano più pesanti. Per far questo bisogna fare una riforma fiscale, degli interventi come una detassazione dei futuri aumenti contrattuali, il taglio dei cuneo fiscale. Tutti interventi che rendono pesanti le buste paga e che fanno ripartire i consumi”.
Un richiamo poi all’azione del governo, definita fino ad oggi ‘carente’. “Il mezzogiorno è strategico – ha dichiarato la sindacalista -. Il ministro Provenzano ha lanciato una serie di proposte e iniziative per il rilancio. Noi ci aspettiamo una coerenza e una buona politica”.
“Abbiamo vertenze importanti che sono aperte, da Almaviva a tutto il problema relativo al petrolchimico di Gela e, più complessivamente, a tutti i poli industriali – ha poi aggiunto Alfio Mannino, segretario regionale Cgil Sicilia -. Abbiamo inoltre il problema di una regione siciliana che rischia di andare in default”, ha evidenziato il sindacalista alla luce del giudizio di parifica della Corte dei Conti, dicendosi preoccupato perchè si potrebbe determinare un ulteriore “taglio delle risorse. Quindi meno sanità e meno investimenti nei servizi socio-sanitari. Tagli sulla carne viva della nostra economia”.
(ITALPRESS).