Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA, il nuovo Governo dovrà predisporre entro la fine di quest’anno una manovra di bilancio da almeno 18,5 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, per correggere i nostri conti pubblici e per far fronte a uscite già impegnate.
In particolare, bisognerà recuperare 12,4 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva, che diversamente scatterà dal 1 gennaio 2019, altri 3,5 miliardi che l’Unione europea ci sta per chiedere, al fine di perseguire il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto “Six pack” e, infine, ulteriori 2,6 miliardi per “coprire” una serie di spese non differibili.
Nel caso non si dovessero trovare 12,4 miliardi, dal 1 gennaio 2019 l’aliquota Iva, attualmente al 10%, salirebbe all’11,5%; altresì, quella attuale del 22% schizzerebbe addirittura al 24,2%.
Per quanto concerne gli impegni presi con Bruxelles, così come previsto dal “Six pack”, nel 2017 ci era stata chiesta una riduzione del rapporto deficit/Pil dello 0,5%. Alla luce degli eventi sismici che hanno colpito il centro Italia e ai problemi legati ai flussi migratori provenienti dal Nord Africa, alla fine la Commissione Europea ha ridotto l’entità della richiesta allo 0,16% del Pil (manovra correttiva di giugno 2017 da 1,6 miliardi). A consuntivo, tuttavia, sembrerebbe esserci uno scostamento di 0,5 punti percentuali rispetto alla correzione richiesta, anche perché è aumentata ancora la nostra spesa pubblica. Pertanto, l’Unione europea starebbe per chiederci una manovra correttiva da 3,5 miliardi. Infine, entro la fine del 2018 bisognerà trovare circa 2 miliardi per il rinnovo del contratto di lavoro degli statali, ulteriori 500 milioni di spese “indifferibili” e altri 140 milioni per evitare l’aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1 gennaio 2019.