“Sono convinto che il calcio sia socialmente ed economicamente importante. Capisco l’affanno con cui si ha fretta di chiudere la stagione, le esigenze di Federcalcio e di Uefa, di Gravina e di Ceferin. È giusto che si faccia l’impossibile per far ripartire il pallone e le sue competizioni, ma il calcio non può costruirsi e isolarsi sotto una maxi campana di vetro. Ci vuole logica e sensibilità. Se Ursula von der Leyen, presidente della commissione Ue, invita i tedeschi a non prenotare la vacanze estive, significa che non c’è Paese che non si faccia condizionare dal virus. E la Germania è tra le nazioni che hanno ripreso a lavorare”. Così l’ex presidente della Figc e del Coni, Franco Carraro, circa la possibilità che il calcio riparta dopo il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria legata dalla pandemia di Covid-19. “Meglio aspettare? Il contesto è complesso – spiega a ‘La Repubblica’ Carraro, 80 anni, membro Cio dal 1983 – Lo sport è per definizione promiscuo, quella che era la sua forza ora è diventata la sua debolezza. Nessuno può dichiarare che Atalanta-Valencia a porte aperte abbia avuto conseguenze nefaste sul contagio o sia stata una bomba biologica, ma nessuno può nemmeno dichiarare il contrario. È bellissimo che il calcio ricominci, ha il dovere di provare tutte le strade, ma le raccomandazioni scientifiche della federazione dei medici sportivi per la riapertura delle attività e del campionato, che prevedono controlli e negatività di tutti, sono sostenibili solo da una decina di squadre, in più mi sembrerebbe molto incauto staccare la Serie A dalla B e snaturare così lo spettacolo. Meglio prendere tempo anche perché l’umanità con il virus dovrà conviverci”. Carraro, che nella sua lunga carriera politica e dirigenziale è stato anche sindaco di Roma, teme fughe in avanti: “A Roma è morto un ginecologo perché non aveva avuto la possibilità di fare un tampone. Credo debba esistere una sensibilità pubblica. C’è una priorità dei bisogni, il calcio non può passarci sopra e chiedere privilegi e forzature che non sono concessi agli altri cittadini. Lo dico da uomo che è nato e cresciuto nel mondo del calcio. Se tutti quelli che ne hanno bisogno avranno accesso allo screening allora la ripartenza sarà giustificata”. La sua idea di come far ripartire il calcio è così illustrata: “Chiaro che la stagione deve finire, ma non affannarsi a farsi guidare dalla voglia del pallone di rotolare subito in porta. Nel mondo si stanno cercando altri mezzi che diano risposte rapide su chi è infetto e infettante e più passa il tempo e più la medicina avrà nuove armi e nuovi farmaci rispetto a un mese fa. La mia proposta è questa: darsi un ampio respiro e terminare la stagione calcistica entro il 20 ottobre, a seguire le competizioni internazionali. Iniziare il prossimo campionato nel dicembre 2020, giocare anche d’estate, chiedere al presidente Ceferin, che è stato molto bravo e tempestivo nello spostare il campionato europeo all’anno prossimo, di posticiparlo a novembre, stesse date del Mondiale”. Insomma, far coincidere l’anno sportivo con l’anno solare: “Sì. Approfittare del fatto che il Mondiale in Qatar nel 2022 sarà d’inverno. Ormai le nostre città non si svuotano a luglio e ad agosto, il mio parere personale è che assistere a partite serali d’estate è piacevole, sarebbe una rivoluzione più radicale, ma anche la soluzione meno complicata e rischiosa. E ci sarebbe anche spazio per la Nazionale, che è nei cuori di tutti”.
(ITALPRESS).
Carraro “Il calcio riparta senza privilegi e forzature”
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