CAMPANIA, CALANO REATI E PROCESSI PENDENTI

Nel corso della tradizionale conferenza stampa in vista della cerimonia di sabato dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019, il presidente della Corte di Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis Di Prossedi, ha tracciato un quadro sull’andamento della giustizia e gli indici della criminalità nel Distretto. Nel 2018 è aumentato il numero dei procedimenti, sia penali (11.187) che civili (17.670), arrivati a sentenza. Anche per la Sezione Lavoro i dati risultano confortanti, con una riduzione della pendenza di oltre il 18%. Il Distretto di Napoli si colloca da questo punto di vista al secondo posto, dietro Roma, con circa 15mila procedimenti. E’ diminuita anche la pendenza dei processi di assise (dove si celebrano i processi per gravi reati), da 264 a 243 e, con l’apertura della V Sezione d’Assise, “contiamo di abbattere la pendenza”, dice De Carolis, che evidenzia tuttavia “un organico non sufficientemente adeguato, sia per il personale amministrativo che di magistrati, con 15 unità in meno da quanto previsto dalla pianta organica. Mi sembra poi il caso – prosegue – di rafforzare il Tribunale di Napoli Nord, decisamente sotto organico per la mole di procedimenti da trattare”.

Dai dati della questura di Napoli emerge che i reati sono complessivamente diminuiti, a partire dagli omicidi volontari, passati da 35 a 21, di cui 8 legati alla criminalità organizzata. Diminuite le rapine, gli incendi boschivi (da 53 a 8), le usure, le associazioni a delinquere, la contraffazione di marchi e prodotti industriali. Sono invece aumentati i furti, le violenze sessuali, e soprattutto i delitti informatici, passati da 303 a 521. Anche nelle altre Province della Campania il numero complessivo di reati commessi è diminuito. Per i reati contro la PA (dal 1 luglio 2017 al 30 giugno 2018) sono stati aperti 834 procedimenti, con 98 soggetti sottoposti a misure cautelari, mentre le richieste di misure cautelari reali sono state 386. “Nel complesso – dice il procuratore generale Luigi Riello – sono dati confortanti, tuttavia non abbiamo avuto il tempo di rallegrarci, che sono avvenuti episodi criminali ad Afragola e Napoli. Sono fatti difficilmente leggibili – aggiunge – perchè la camorra sta attraversando una mutazione profonda, che vede la commistione con persone insospettabili: imprenditori, notabili, politici. Sono proprio questi fili invisibili che dobbiamo recidere, anche perchè osserviamo una volontà e una vocazione imprenditrice da parte della camorra”.

“A Napoli ci sono due città apparentemente separate, che poi però s’incontrano nel malaffare (droga, prostituzione, contrabbando, parcheggi abusivi); ma fare affari con la camorra non conviene, perchè prima o poi si viene scoperti: questo dev’essere il messaggio”, afferma Riello, che sottolinea come spesso sono gli imprenditori a bussare alle porte della camorra, che “è diventata credibile, soprattutto in zone di disagio sociale”. Il procuratore generale sottolinea poi il lavoro svolto dal Tribunale dei Minorenni, che in riferimento ai presunti responsabili dell’omicidio del vigilantes a Piscinola, è stato molto rapido nell’emettere la sentenza di primo grado”. Sul fronte del disagio giovanile Riello ritiene che “è necessaria una bonifica sociale vera, altrimenti non andremo da nessuna parte”, aggiungendo che “persiste una carenza di servizi sociali, e questo è molto grave”.

Dai dati, inoltre, emerge che il 32,4% dei reati, si prescrive in Corte d’Appello, per cui ha spiegato De Carolis “abbiamo stabilito una priorità ai vari processi. Il rischio è avere una giustizia lenta nell’attesa e frettolosa nella trattazione. Pensate – dice rivolto ai giornalisti – che c’è un solo commesso che ogni giorno deve smistare i faldoni di tutti i processi della Corte d’Appello di Napoli”. Per velocizzare i processi, afferma Riello, “bisogna modernizzare il sistema delle notifiche, di lettura degli atti processuali, di prevedere sanzioni alternative al carcere”.

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