Quando si parla di ritenuta d’acconto ci si riferisce generalmente alla ritenuta del 20% che viene applicata sulla prestazione del libero professionista con partita IVA, che emette fattura ad un altro soggetto con partita IVA, o ad altro soggetto senza partita IVA ma che svolge una prestazione occasionale.
Ebbene, la ritenuta d’acconto dovrà poi essere versata dal cliente con modello F24, alle scadenze predeterminate, con codice tributo 1040. In altri termini, il funzionamento della ritenuta d’acconto permette un anticipo della quota delle tasse del professionista. Chi riceve il pagamento (appunto, il professionista), si vedrà dunque bonificare il lordo con IVA e contributo previdenziale, ma con sottrazione della ritenuta.
Ma come si può calcolare la ritenuta d’acconto?
Come si calcola la ritenuta d’acconto
Il calcolo della ritenuta d’acconto è molto semplice, visto e considerato che nella stragrande maggioranza dei casi tutto ciò che si dovrà fare è applicare il 20% all’imponibile. Bisogna in altri termini prendere l’importo lordo della fattura e moltiplicarlo per 0,2 (ovvero, il 20%).
L’aliquota della ritenuta d’acconto
Nelle righe che precedono abbiamo definito la ritenuta d’acconto nella misura del 20% ma… non mancano le eccezioni.
Per esempio, il professionista che emette fattura con ritenuta d’acconto verso un soggetto residente all’estero dovrà percepire una ritenuta del 30%, mentre sarà del 23% la ritenuta nel caso di compensi agli sportivi dilettanti a cui – quando il reddito annuo percepito è superiore a 20.658,28 euro – viene operata una ritenuta a titolo di imposta appunto pari al 23%.
Dunque, cercando di riassumere le principali casistiche sopra abbiamo appena introdotto, la ritenuta d’acconto sarà pari a:
- 20% per i professionisti residenti in Italia;
- 30% per i professionisti residenti all’estero;
- 23% per dilettanti che superano la soglia minima di reddito;
- 23% sul 50% dell’imponibile per gli agenti di commercio.
Come versare la ritenuta d’acconto
Il sostituto di imposta (ovvero, il cliente del professionista, nel nostro caso), entro i termini previsti per la liquidazione delle imposte, che generalmente coincide con il giorno 16 del mese successivo a quello dell’avvenuto pagamento, verserà l’imposta con il modello F24, mediante indicazione del codice tributo 1040 nella sezione Erario, e inserendo il mese e l’anno per cui il tributo è stato pagato.
A sua volta, entro il 28 febbraio dell’anno successivo, il sostituto di imposta è tenuto a inviare ad ogni lavoratore autonomo per cui nell’anno precedente ha versato le ritenute d’acconto, una certificazione sottoscritta, che indica l’avvenuto pagamento dei compensi e le trattenute effettuate.
Le certificazioni sono un elemento fondamentale per poter chiudere correttamente la dichiarazione dei redditi del libero professionista, dove troverà spazio l’ammontare delle imposte che altri hanno già versato per il professionista.
Ritenuta d’acconto sui lavoratori dipendenti
Fin qui abbiamo parlato della ritenuta d’acconto sul lavoro autonomo, anche se in realtà ad essere soggetti a ritenuta d’acconto sono anche i lavoratori dipendenti.
Di fatti, il datore di lavoro verserà con modello F24, e negli stessi termini che sono previsti per i lavoratori autonomi, l’imposta a titolo di ritenuta. Il versamento avverrà compilando la sezione Erario per le imposte statali, e la sezione INPS per i contributi previdenziali, oltre che la sezione Altri enti previdenziali e assicurativi per i contributi assicurativi INAIL, la sezione Regioni per le addizionali regionali e la sezione ICI e altri tributi locali per le addizionali comunali.
Per poter disporre di maggiori informazioni sulla ritenuta d’acconto è possibile consultare il sito internet dell’Agenzia delle Entrate e, nel caso sia ritenuto opportuno sottoporre la propria specifica situazione, ricorrere alla consulenza dedicata di un commercialista, che potrà volta per volta esaminare il proprio caso e, di conseguenza, fornire chiarimenti più mirati al contribuente interessato.