“Per il terzo anno consecutivo si può parlare di una modesta ripresa economica, ma c’è ancora tanto da recuperare rispetto ai livelli pre crisi. Dal 2008 la doppia recessione ha fatto perdere alla Calabria tanti punti di Pil, la direzione è giusta ma bisogna fare tanta strada per colmare il divario rispetto al resto del Paese”. Lo ha detto il direttore della filiale di Catanzaro di Bankitalia, Sergio Magarelli, nel presentare la nuova edizione del rapporto della Banca d’Italia su “L’economia della Calabria”. “Il livello di disoccupazione – ha detto – ammonta quasi al doppio rispetto al resto del Paese con particolare riguardo a giovani, donne e laureati. L’incidenza della disoccupazione tra questi ultimi, seppure nettamente inferiore alla media regionale, è circa il doppio di quella osservata in Italia e contribuisce in parte a spiegare gli intensi flussi migratori di capitale umano in uscita. Un dato dovuto alle caratteristiche strumentali delle piccole e medie imprese calabresi che investono meno, hanno una più bassa propensione ad occupare personale con livelli di istruzione elevata e presentano meno componenti della cosiddetta industria 4.0. Un divario di dotazione strutturale che vede la Calabria come il sud del sud”.
Magarelli ha evidenziato ancora che “gli investimenti e il recupero nella produttività delle imprese sono migliorati in quanto la ripresa è stata trainata dall’aumento dei consumi, dovuto in gran parte al maggiore indebitamento delle famiglie, e dei flussi turistici con una concentrazione limitata al solo turismo balneare, mentre è ancora ridotto il turismo culturale o legato ai parchi che ricoprono una superficie del 17 per cento ma ancora sono poco utilizzati a livello economico”. Riguardo all’influenza della criminalità organizzata sull’economia calabrese, è stato evidenziato che “la carenza infrastrutturale del Sud è dovuta anche ad una catena che imbriglia lo sviluppo e che è caratterizzata da pratiche corruttive, dall’evasione fiscale e dalla presenza della criminalità che distorce l’azione della politica pubblica ed economica. In Calabria si può parlare di un vero e proprio fenomeno di impedimento nel creare le condizioni affinché lo sviluppo del tessuto civile porti ad un incremento diffuso del reddito e a premiare il merito nella competizione economica. Alimentare la fiducia della cittadinanza significherebbe costruire un futuro all’altezza delle aspettative delle nuove generazioni”.
I ricercatori di Bankitalia che hanno curato il rapporto – Giuseppe Albanese, Antonio Covelli e Iconio Garrì – hanno poi illustrato alcuni dei passaggi più salienti. “Nel 2017 i prestiti bancari alle imprese sono cresciuti, sebbene con un’intensità contenuta. L’aumento ha riflesso in prevalenza l’andamento della domanda di credito, che risente ancora di un atteggiamento prudente da parte delle imprese. È continuata la ripresa delle transazioni nel mercato immobiliare residenziale, i prezzi delle case hanno iniziato lievemente a risalire, anche in connessione alla graduale riduzione dello stock di abitazioni invendute. Nel 2017 è proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche in regione, accompagnato da un aumento della diffusione dei canali alternativi di contatto con la clientela. I prestiti bancari al settore privato non finanziario sono cresciuti, soprattutto quelli erogati dalle banche non appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali. La qualità dei prestiti continua a migliorare, beneficiando anche della crescita dell’attività economica”. Con riferimento alla pubblica amministrazione, il rapporto evidenzia che “nonostante gli enti territoriali siano riusciti in gran parte a rispettare nel 2017 la regola del pareggio di bilancio, gli enti continuano a caratterizzarsi per una difficile situazione finanziaria e l’esecuzione finanziaria del Programma operativo regionale 2014-2020 risulta ancora bassa, anche a causa del ritardo nell’avvio”.
“Nell’ultimo biennio si è registrato – si legge ancora – un peggioramento nel disavanzo della sanità calabrese; permangono inoltre le problematiche connesse ai tempi di pagamento nei confronti dei fornitori, ancora eccessivamente lunghi. La pressione fiscale locale sulle famiglie è rimasta stabile, al di sopra di quella media delle altre regioni a statuto ordinario. È ancora cresciuto – infine- il debito delle Amministrazioni locali, la cui incidenza sul PIL è nettamente superiore alla media nazionale”.