“Siamo molto contenti di aver potuto introdurre per la prima volta in questa competizione la tecnologia: quando parliamo di qualcosa di importante, bisogna guardare ad ogni dettaglio e permettere che la competizione possa essere giocata in modo corretto. Non dico onesto perché gli arbitri lo sono anche senza la tecnologia”. Il primo Mondiale con il Var è alle porte e Massimo Busacca, responsabile del dipartimento arbitrale Fifa, non ha dubbi sul successo della tecnologia a ‘Russia2018′. “Dovremo essere bravi a usarlo nel modo giusto, senza abusarne – spiega l’ex direttore di gara svizzero, 49 anni, ospite di “Radio Anch’io Sport” su RadioUno – perché altrimenti si creerebbe confusione, per prendere la decisione iniziale e finale in campo. E’ l’arbitro che deve essere sempre al momento e al posto giusto, perché possa decidere all’inizio e alla fine: se poi la decisione sarà sbagliata qualcuno interverrà, ma l’arbitro deve stare in campo come se la tecnologia non ci fosse”. A differenza di quanto capita in Italia, per il Var ci sarà una postazione unica per tutte le gare del Mondiale: “Ci hanno garantito che tutto funzionerà ma saremo pronti anche al piano B. Abbiamo arbitrato sempre senza tecnologia e alla fine dovremo essere anche più bravi di questa, che abbiamo creato noi. Speriamo funzioni, ma qualora capiti un problema, ne verremo fuori: a un Mondiale bisogna essere pronti a tutto”. Davanti al Var si accomoderanno i migliori: “Gli arbitri sono tutti pronti ma davanti allo schermo non ci vanno tutti… Sono cresciuti in ogni parte del mondo però ci sono ancora differenze, così come per le squadre. Oggi quelli che andranno in campo garantiscono a livello tecnico, medico e fisico e davanti ai video ci andranno quelli che offrono garanzie. Ai Mondiali non ci saranno regali, andranno in campo e davanti al video chi meriterà e offrirà garanzie”. Per molti Rocchi potrebbe essere l’arbitro della finale anche per la ‘conoscenza’ diretta del Var: “Lo trovo riduttivo nei confronti degli altri. L’arbitro in campo non deve per forza avere una grande esperienza col Var, non farà la differenza chi in campo si ricorderà di averlo. Più il Var interverrà e più significherà che ha funzionato male l’arbitro: io penso di arrivare alla finale del Mondiale senza una decisione del Var. Abbiamo il Var, ma non siamo qui per il Var”. Il cui utilizzo sarà uguale a quello italiano: “Vedremo quasi le stesse cose, l’Italia ci ha aiutato moltissimo in questo progetto. Noi abbiamo dato il la all’inizio ma se non avessimo avuto delle federazioni membre come l’Italia, partite per dimostrare che il Var può funzionare, non saremmo qui pronti. Grazie all’Italia, al Portogallo e all’Olanda: l’arbitraggio deve essere una cosa semplice, sarà sulla medesima linea dei campionati che lo hanno sperimentato”. Il vero nodo della ‘questione arbitrale’ è, anche per Busacca, l’uniformità di giudizio: “Non sarebbe pensabile iniziare un Mondiale senza uniformità di giudizio. E’ un po’ di tempo che sento la stessa musica ed è il caso di dimostrarlo. E’ come un giocatore che scende in campo dimenticando la tattica dell’allenatore. Non dovesse esserci, come potrebbe pretendere l’arbitro al video di intervenire e far cambiare idea a quello in campo? Ovvio che ci saranno ancora delle zone ‘grigie’, non sempre su alcuni episodi c’è un’uniformità di parere tra chi li giudica in video”. Busacca, infine, si augura che presto gli arbitri possano parlare della loro partita: “Sono favorevole, non tanto che parlino a fine gara, perché dell’arbitro ci ricordiamo l’errore ed è difficile che riceva i complimenti come il giocatore che faccia un gran gol. A bocce ferme invece sì: è importante chiarire, discutere e parlare. Dobbiamo essere trasparenti, ammettere anche quando abbiamo fatto male e spiegare il perché. Per preparare questo Mondiale non c’è una virgola che non abbiamo guardato, però ricordiamoci che c’è sempre la componente umana”.
(ITALPRESS).
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