Le imprese sociali rappresentano “un’esperienza molto importante che, per fortuna, si sta diffondendo rapidamente”. A dirlo il presidente della Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo, in un’intervista all’Italpress.
Cosa significa essere impresa sociale al sud?
“La cooperazione sociale nasce al nord, precisamente a Brescia negli anni ’70. Un po’ alla volta si è affermata in tutta Italia e negli ultimi anni sta crescendo anche al sud. È importante perché l’impresa sociale rappresenta l’esito di iniziative di solidarietà e promozione della comunità. Molte volte ci sono iniziative di assistenza e accoglienza di soggetti deboli che progressivamente acquistano una dimensione imprenditoriale e diventano cooperative. Questo percorso è molto importante perché, oltre a consolidare relazioni sociali positive, dà luogo poi anche a opportunità di sviluppo. Abbiamo imprese sociali che ormai fanno lavorare centinaia di persone in modo regolare. L’aspetto singolare è che non partono per fare impresa ma decidono di assumere una forma di impresa quando le attività che svolgono diventano sempre più consistenti. Un’esperienza fortemente positiva e incoraggiante”.
Grazie al forte legame con il territorio, quindi, rappresentano uno strumento di sviluppo per le regioni del Sud?
“È questa la grande novità alla quale bisogna guardare con maggiore attenzione rispetto al passato. Non si può più pensare che siano iniziative che hanno a che vedere soltanto con la solidarietà e la volontà di superare situazioni di disagio per i più deboli, ma è di fatto un contributo concreto allo sviluppo dei territori”.
Anche le imprese sociali devono affrontare un momento di crisi legato all’emergenza coronavirus. Qual è la sfida oggi?
“In questa fase di crisi, come tutto il terzo settore, le imprese sociali hanno fatto enormi sacrifici, hanno dato prova di grande dedizione e solidarietà, anche in condizioni difficili perché molte volte hanno visto interrompere finanziamenti da parte delle amministrazioni locali. Speriamo che, per loro, ci siano opportunità per potersi riprendere e continuare nello sviluppo. La sfida è resistere. Continuare, anche se in situazioni difficili. Il distanziamento sociale mette in difficoltà la capacità di svolgere il lavoro. Nella fase di ricostruzione sarebbe un gran guaio se avessimo un numero minore di imprese sociali, come di tutte le altre organizzazioni del terzo settore”.
Alcuni imprenditori ritengono fondamentale poter accedere a finanziamenti per ottenere le risorse utili a proseguire l’attività, per far fronte alla ripartenza e a spese che, con l’emergenza sanitaria, sono aumentate. Che ne pensa?
“Sono d’accordo. Infatti a fine marzo ho fatto un appello al ministro Provenzano per un intervento straordinario a favore del terzo settore meridionale. La cosa sembra stia procedendo, speriamo bene. Quando si ripartirà sarà importantissimo che ci sia una forte presenza delle organizzazioni del terzo settore che garantiscono un livello indispensabile di coesione sociale nei territori del sud”.
Le imprese sociali al sud operano in una doppia condizione di difficoltà in quanto lavorano con situazioni di svantaggio e, allo stesso tempo, svolgono la loro attività in territori complessi.
“È più difficile fare impresa, però il moltiplicarsi delle esperienze mi rende ottimista. Anche per l’agricoltura sociale cominciano a esserci fenomeni straordinari e sempre più diffusi. Non sottovaluto né minimizzo le difficoltà, le complessità e la grande fatica ma ho un giudizio positivo: sono ottimista sul futuro”.
(ITALPRESS).