Bologna e Roma calcio vero

C’è una gara a dire e scrivere che Napoli- Inter è stata una gran bella partita. Finchè lo dicono i telecronisti – sulle tv contrattualmente legate alla Lega – siamo nel campo dell’opinionismo e conta poco. Ogni tanto si ricorre all’antico trucco: vedere la partita senza “sentirla”. Io non ho “censurato” il bravo telecronista ma mi sono confrontato con la carta stampata. I cui critici sono in gran parte disposti a vendere il Napoli miglior interprete del pareggio. Come se il bello – vero o presunto – facesse punti. E dal punto di vista pratico è innegabile che è andata meglio all’Inter ch’è riuscita a scampare dal Maradona vesuviano mantenendo il primato in classifica.
Per essere sincero, dico cosa mi ha felicemente colpito del primo confronto scudetto: innanzitutto il bellissimo gol di Dimarco, perfetta riproduzione di imprese sudamericane, una punizione da tecnica & fantasia, non da manuale. Orgoglio italiano, se permettete. Poi la generosità di Lukaku che ha prodotto il pareggio napoletano e meritava anche di più. E dire che c’è chi non apprezza il suo attaccamento alla squadra, ricordando ironicamente le sue precedenti e esibite passioni interiste e romaniste. Prendo dunque nota che l’onestà di un professionista può essere derisa. Fra risultatisti e giochisti preferisco i tradizionalisti eredi del calcio che fu.
Quello che ho visto ieri a Bologna e a Roma è stato calcio vero, tecnicamente ed emotivamente. Vincenzo Italiano ha una squadra e un gioco con una squadra che non ha più niente di Motta, escluso Orsolini che comunque continua a scrivere una sua bella storia personale. Italiano non è allegro nè guardiolesco. Gioca un calcio che mi fa ripensare – con giudizio – a Nereo Rocco, che tutti trattavano da catenacciaro anche se il suo Milan presentava fin quattro punte dagli onorevoli nomi di Rivera, Prati, Hamrin, Altafini e…Ciapina.
Dalla festa grande del Dall’Ara – felicemente travolto dal canto di Lucio Dalla all’antivigilia del 4 Marzo 1943 – son passato all’Olimpico traboccante di tifosi e passione nel nome di Venditti – per la forma – e di Ranieri, per la sostanza. Claudio ha fatto diventare squadra quel ch’era un equivoco. Ha ridato dignità ai giocatori. Ha promosso campione Saelemaekers. E’ uno di quei rari mister che non hanno inventato il calcio. Ma è sicuramente con i pochi panchinari che l’ aiutano a sopravvivere onorevolmente. Come Cesc Fabregas che sta aggiungendo un tocco di classe al calcio italiano. Sono sicuro che lo stia aspettando una panchina di prima classe.

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]