Home La Barba al Palo di Italo Cucci
Filotto. Mai visto. E ne ho avuto, del tempo, da quando ragazzo conobbi le adorabili follie di Omar Sivori. E per fortuna (juventina) filotto con vittoria, sofferta ma aderente allo slogan bonipertiano che pare faccia soffrire tanti re-inventori del calcio. Sì, vincere è l'unica cosa che conta, altro che la voglia rabbiosa di infiltrare anche nel gioco del pallone l'insopportabile, ipocrita principio del politicamente corretto. Criticano, ridacchiano a denti stretti - come succede da otto campionati - solo i perdenti, quegli squadroni che in agosto erano da scudetto e adesso si spacciano per "aspiranti partecipanti alla…
Ho seguito in mezzo secolo tutti i campionati, dalla D alla A, e spesso le storie minime dei Sessanta tornano sulla scena della memoria con evidenza d'attualità. Le respingo, talvolta, perché so che ai lettori, a molti lettori, risulterebbero poco interessanti mentre il campo è occupato da una Juventus che conquista otto scudetti di fila e annichilisce la storia di un gioco che ha ormai confuso i valori tradizionali - tecnica, tattica, fisicità - con il fatturato. Per fortuna ogni tanto spunta sull'erba un fiore magico che tutti attrae, mostrando quanta voglia vi sia, ancora, di…
La lite televisiva fra Allegri e Adani mi ha talmente immalinconito che ieri, domenica di superspezzatino al sapore di niente (quasi) sono sceso in altri territori di caccia, a interessarmi di cose personali, ad esempio del futuro del Trapani, che aspetto di rivedere in B, e del Cesena, che la prossima domenica riceverò in C. Avendo forse già risolto il problema di vedere il Bologna in A. Mi sono divertito di più. Non faccio l'ipercritico nè il disfattista ma vi giuro che il calcio vero è quaggiù, non dove meriterebbe di essere frequentato, al vertice,…
Il problema vero della Juventus non è vincere e giocar bene insieme, è piuttosto la responsabilità del campionato che ci lascia, finita la cavalcata su una gamba sola che le è costata l'ennesima Champions. Fabio Capello inventò la formula "campionato poco allenante" per giustificare i flop europei dell'Intensissimo Conte, il quale fu l'unico a non gradire la scusa: i perdenti "non allenanti" tacquero. E ancora la Juve è riuscita ad azzerare con l'ottavo scudetto di fila (roba da Rosenborg, quella squadrotta norvegese che riuscì ad umiliare proprio in Champions il Milan di Sacchi) le ambizioni delle…
Buffo. O tragicomico. C'è Antonio Conte che ha voglia di tornare in Italia. All'Inter o alla Roma. Che giocano a ciapanò. Spalletti pareggia a Udine e filosofeggia. Ranieri pareggia a Marassi col Genoa e dice "peccato". Mentre Prandelli si mette le mani fra i capelli, l'ultima chance l'ha avuta lui. Peccato davvero. Cosa voglia l'Intenso ex Juve, ex Nazionale, ex Chelsea non sembra un mistero: vuole la Champions, vuole affrontare le sue ex ma rischia - come diceva Franco Sensi - di far la fine della bella Cecilia. Il resto si sa. E intanto, con mire…
Forse perché coinvolto dalla passione per il Bologna, frequentatore dei quartieri bassi - quest'anno bassissimi e pericolosi - ritrovo nella Zona Salvezza (che appunto preferisco alla Zona Retrocessione) tutte le emozioni - e anche prove di grande bravura - tolte al campionato dalla Juventus. Criticatemi, ditemi pure quant'è bella la Zona Champions, che con sei candidate all'Europa che conta partorisce da settimane match combattutissimi; ma avendo conosciuto e frequentato la Coppa dei Campioni originale non riesco ad esaltarmi per le imprese di un gruppo di Straordinarie Perdenti cosí snobbate dalla Juve: Napoli a 16 punti,…
Come giocherà il Bologna con il Parma? Come il Palermo contro il Cittadella dopo avere saputo che ogni sforzo - lungo un anno - per tornare in Serie A sarebbe stato azzerato perché il Sistema ha deciso di mandarti all'Inferno, non in Paradiso. E mi scuso con la C, campionato nobile frequentato nella mia giovinezza quando l'interlocutore era Artemio Franchi, leader maximo del calcio: no, non è la C l'inferno, lo è la condanna a dover rinunciare a valori sportivi conquistati sul campo con lavoro, passione, soldi - tanti soldi - e anche errori, tanti errori…
Alla fine di maggio del 2004 andai a Palermo. Trovai la città dipinta di rosa e con le tracce di una festa grande non esaurita, pronta a ricominciare, come un San Silvestro che vuole consumare anche il Capodanno. Uno spettacolo, davvero, anche perché le tante bandiere, bandierine e gli striscioni, insieme ai giornali aperti come vetrine, salutavano il ritorno del Palermo in Serie A con quella sparata di rosa prevalente sul nero che era davvero un messaggio di felicità. Aspettai ore davanti alla "Favorita" (dedicata alla memoria del mio nobile amico Renzo Barbera) finché un…