Blitz contro il Caporalato a Foggia e Campobasso

FOGGIA (ITALPRESS) – Braccianti sfruttati, costretti a lavorare anche 14 ore al giorno. Sette le misure cautelari personali e 5 aziende sottoposte a controllo giudiziario al termine delle indagini della Procura della Republica di Foggia.
Accertate e documentate le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti numerosi braccianti africani provenienti dagli insediamenti di Borgo Mezzanone e del Ghetto di Rignano, assunti da una locale cooperativa “schermo” operante sotto una cornice di apparente legalità nella gestione dei rapporti di lavoro, data dalla sola comunicazione di assunzione UNILAV, successivamente destinati “a titolo oneroso” ad altre aziende agricole per raccogliere i pomodori nelle province di Foggia e Campobasso, tutti in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno.
Le indagini hanno preso spunto dalla denuncia sporta da due cittadini della Guinea Bissau che lamentavano le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti – da un tale “Nicola” successivamente indagato e destinatario della misura – per la raccolta di prodotti agricoli nelle campagne del Foggiano.
Dalle condizioni di sfruttamento che hanno fatto emergere le due vittime, i Carabinieri sono riusciti a disvelare il sistema apparentemente legale, volto ad eludere i controlli, che avevano ideato gli odierni indagati, tutti consapevoli delle dinamiche illegali sottese.
In particolare due agricoltori foggiani dopo aver creato la società fittizia – funzionale a garantire una facciata di regolarità all’operazione – tramite un cittadino senegalese dimorante nella baraccopoli di Borgo Mezzanone reclutava o faceva reclutare centinaia di connazionali anche nel Ghetto di Rignano – per condurli a raccogliere pomodori presso i propri terreni i terreni di altre aziende committenti – i cui titolari sono oggetto della misura cautelare – a bordo di furgoni e autovetture vetuste.
Servizi di osservazione e pedinamento sono bastati ai Carabinieri per comprendere le dinamiche: i braccianti africani venivano prelevati dalla baraccopoli di Borgo Mezzanone/Ghetto di Rignano e da lì, a bordo di precari automezzi, venivano trasportati – dietro pagamento al vettore in alcuni casi della cifra simbolica di 5 euro – nelle campagne di Manfredonia, Stornara, Foggia Borgo Incoronata, San Severo, Ordona (FG) ed il comune molisano di Campomarino per essere impiegati a ritmi estenuanti, senza i previsti dispositivi di protezione individuale e soggetti a controlli serrati da parte dei caporali.
L’analisi dei rapporti di lavoro delle maestranze reclutate nei Ghetti della Capitanata portava alla luce un’evidente condizione di sfruttamento determinata da sotto-salario, gravi irregolarità contributive, lavoro nero (14 ore al giorno), violazione dei riposi e delle ferie, tra l’altro, non venivano neanche sottoposti alla prevista visita medica, in alcuni casi rimanevano senza mangiare per molte ore e gli veniva fornita da bere “…acqua di pozzo…”. Sorvegliati e minacciati alla decurtazione delle già misere retribuzioni a cottimo. Agli indagati, 7 in totale, di cui 3 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, viene contestato -a vario titolo- l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro.
(ITALPRESS).

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