Il 70% degli italiani è convinto che l’intelligenza artificiale (AI) applicata alle organizzazioni produttive porterà alla perdita di migliaia di posti di lavoro. È uno dei dati che emergono dal Secondo Rapporto Aidp-LabLaw 2019, redatto da Doxa, presentato martedì 29 ottobre alla sede del Cnel a Roma. L’associazione italiana per la direzione del personale (Aidp) si è prefissa di analizzare con profondità i nuovi sistemi che si definiscono all’interno delle organizzazioni del lavoro, con la contaminazione crescente dei robot prima e delle forme di intelligenza artificiale poi. Le risorse umane, e chi le organizza al meglio sui luoghi di lavoro, sono protagoniste della grande trasformazione tecnologica e digitale in atto. E dal loro “benessere organizzativo” dipende molto del futuro economico e sociale del Paese. La presidente di Aidp, Isabella Covilli Faggioli, in questa fase di transizione nelle organizzazioni del lavoro, ha ribadito la centralità dell’etica e della competenza per riaffermare il ruolo delle risorse umane, di fronte all’arrembante novità dei robot e dell’intelligenza artificiale: “Va riaffermata una visione del progresso fondata sulla centralità della persona umana e la correttezza nella sua valorizzazione. Per stare nel nuovo mercato del lavoro 4.0 occorre sviluppare competenze adeguate senza le quali il rischio di finire ai margini è concreto. Occorrono sia competenze umane, sia competenze tecniche”. Per la direzione del personale i dipendenti devono essere nomi, non numeri.
Il 43% degli intervistati ha utilizzato sistemi di robot e intelligenza artificiale al lavoro e a casa, e il 47% ha fruito o effettuato acquisti tramite piattaforme e soluzioni basate su AI. Gli italiani si dichiarano molto interessati alle nuove tecnologie (89%), anche se dichiarano una conoscenza un po’ meno estesa (65%). Per il 94% del campione robot e AI hanno portato a scoperte e risultati un tempo impensabili, per l’89% si tratta di supporti necessari per svolgere le attività troppo faticose e pericolose per l’uomo e non potranno mai sostituire completamente l’intervento umano. E contribuiscono a migliorare la qualità della vita (87%). Sul tema della transizione determinata dall’introduzione sempre più massiccia di tecnologia nelle organizzazioni del lavoro si sono confrontati, oltre ai dirigenti dell’Aidp, anche tre Hr manager: Gianfranco Chimirri (Unilever), Giampiero Tufilli (Zte Italia), Marco Monga (Iit). Sull’evoluzione giuslavoristica è intervenuto l’avvocato Francesco Rotondi (fondatore di LabLaw): “Il sistema normativo non è adeguato al lavoro, così come si è sviluppato con le nuove tecnologie, tra i doveri dell’imprenditore e i diritti del lavoratore. È cambiato il paradigma. Il legislatore non affronta il nuovo contesto. È pigro o troppo coinvolto nella palude delle contrapposizioni politiche”. Sono intervenuti l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano e il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta. Entrambi si sono soffermati sui temi del nuovo welfare che nasce dalla presenza di robot e AI nell’organizzazione del lavoro.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT)