La Russia batte 3-1 l’Egitto, resta a punteggio pieno nel girone A e ipoteca la qualificazione agli ottavi di finale. Allo stadio San Pietroburgo il primo tempo e’ equilibrato. La Russia parte forte e mette in difficolta’ la nazionale di Cuper con un pressing molto alto, ma il colpo di testa di Ignasevich e la conclusione di Golovin non impensieriscono El-Shenawy. Al
quarto d’ora l’Egitto si fa vedere per la prima volta nell’area avversaria con un tentativo di testa di Mohsen e, pochi minuti dopo, con un destro di Trezeguet che finisce non lontano dal palo. Il match si mantiene equilibrato: da una parte ci prova Cheryshev, dall’altra ancora Mohsen, mentre Salah resta in ombra fino al 42′ quando prova ad accendersi spaventando Akinfeev con una conclusione dal limite. Nella ripresa, invece, non c’e’ partita. La Russia passa in vantaggio dopo neppure due minuti grazie al maldestro autogol di Fathi sul tiro-cross di Zobnin. Al 59′ arriva il raddoppio di Cheryshev sull’assist di Fernandes, tre minuti
dopo il tris firmato da Dzyuba. Salah su rigore (concesso dall’arbitro italiano Irrati al Var) sigla il gol della bandiera, ma per l’Egitto e’ tardi e l’eliminazione e’ a un passo.
Nelle altre gare, i Samurai hanno steso i Cafeteros. Alla Mordovia Arena di Saransk, il Giappone ha vinto per 2-1, contro la Colombia, la prima gara del girone H dei Mondiali. Match condizionato da quanto accaduto al 3′: con rosso sacrosanto a Carlos Sanchez e rigore in favore degli asiatici. A seguire dell’1-0 dei giapponesi, i sudamericani, nonostante l’inferiorità numerica, sono stati bravi nel recuperare lo svantaggio, prima di crollare (soprattutto fisicamente) nella ripresa contro gli attacchi a testa bassa degli avversari, bravi tecnicamente e ben organizzati. A decretare il risultato le reti siglate da Kagawa, dagli undici metri, in apertura; da Quintero, direttamente da punizione, verso la fine della prima frazione; infine da Osako nel secondo tempo. Nei Cafeteros il ct José Pekerman ha puntato sul modulo 4-2-3-1, rinunciando alla stella James Rodriguez, non al meglio della condizione fisica, in campo solo nell’ultima mezzora. Spazio in avvio invece ad Arias, Murillo, Davinson Sanchez e Mojica a protezione di Ospina; a Lerma e Carlos Sanchez (espulso al 4′) lungo la linea mediana; con Juan Cuadrado (sostituito dopo mezzora circa da Barrios), Quintero e Izquierdo alle spalle dell’unica punta Falcao, voglioso di mettersi in mostra, dopo l’assenza forzata (per infortunio) nei Mondiali del 2014. Modulo speculare (4-2-3-1) per i Samurai. Il ct last minute Akira Nishino ha schierato dal primo minuto Sakai, Shoji, Yoshida e Nagatomo davanti a Kawashima; Shibasaki e Hasebe nella zona nevralgica; con Haraguchi, Kagawa e Inui a sostegno di Osako. In scena negli ultimi venti minuti Honda. La sfida è entrata subito nel vivo. Al 3′, dopo un errore di Davinson Sanchez, Ospina si è opposto bene al lanciatissimo Osako. Sulla ribattuta, Kagawa ha calciato a porta vuota e Carlos Sanchez si è reinventato portiere. Colombia in dieci e rigore trasformato dallo stesso Kagawa. Dopo qualche minuto i Cafeteros hanno rialzato la testa. Al 12′ ci ha provato Falcao, al volo, di esterno, trovando la facile risposta di Kawashima. Verso il quarto d’ora il Giappone ha sfiorato il raddoppio: Inui ha calciato a girare e la palla è terminata di un sofio al lato. Poi, al 39′, è giunto l’1-1: Quintero, da calcio piazzato, con un mancino beffardo, ha fatto passare la palla sotto la traversa e Kawashima si è fatto sorprendere. Intensa anche la ripresa. Al 9′ Ospina si è superato su una bella conclusione di Osako. Tre minuti dopo il portiere della Colombia si è ripetuto sul solito tiro a giro di Inui. Al 27′, però, sugli sviluppi di un corner, battuto bene dal neoentrato Honda, tanto Ospina quanto Arias hanno tentennato e Osako, di testa, ha timbrato il 2-1, meritato. A seguire la Colombia ha provato a reagire ma con poche energie e molta confusione. L’unico vero pericolo per i Samurai è arrivato dai piedi di James Rodriguez, fermato dall’onnipresente Osako. Che questo (l’H) fosse un girone “incerto” era chiaro a molti: che la Colombia (nel 2014 giunta ai quarti di finale) potesse rischiare un’uscita di scena anzitempo, invece, era difficile da pronosticare. Colpa dei Cofeteros stessi, vittime di un vero e proprio “harakiri”.
La Polonia delude, il Senegal ringrazia. Allo Spartak Stadium di Mosca i Teranga Lions di Aliou Cissè cominciano il Mondiale con il piede giusto, battendo per 2-1 gli uomini di Adam Nawalka che, a dire il vero, si sono fatti del male da soli, di fatto regalando le due reti africane. Se per Thiago Cionek si può parlare di sfortuna (è il difensore della Spal a deviare nella propria parte il destro senza particolari pretese di Gueye), è un autentico suicidio collettivo quello che porta all’ora di gioco il momentaneo 2-0 di Niang: coinvolti Krychowiak (riaprirà lui i giochi nel finale) con un retropassaggio incomprensibile, mentre Bednarek e Szczesny sono vittime di incomprensione fatale. E così il Senegal aggancia il Giappone, prossimo avversario, mentre Colombia-Polonia sarà già gara da dentro o fuori: era il girone sulla carta più imprevedibile, i risultati di oggi lo dimostrano. Si parte con Niang, uno dei sei ‘italiani’ in campo, che mette dentro un pallone sul quale Szczesny anticipa Diouf. Moduli speculari per Nawalka e Cissè, con 4-4-2 particolarmente offensivi. Il Senegal alterna Niang e capitan Manè tra fascia sinistra e attacco, e proprio l’attaccante del Torino, servito da Sabaly, spreca tutto con un mancino sbilenco. L’ex Milan saprà ampiamente rifarsi più in là. Per vedere la Polonia pericolosa bisogna attendere il 20′ e l’azione sgorga dalle fasce: Zielinski cicca il sinistro e diventa un assist per Grosicki, che di testa tenta il difficile avvitamento. All’improvviso Senegal in vantaggio: Niang strappa palla a Piszczek e serve Manè, il capitano tocca per l’inserimento di Gueye che, complice la deviazione di Thiago Cionek, beffa Szczesny. Nawalka riparte con Bednarek per Blaszczykowski, acciaccato e mai incisivo: la Polonia passa al 3-5-2. Subito un guizzo di Lewandowski: punizione precisa, Ndiaye non si fa sorprendere. Poi Piszczek sorprende alle spalle Sabaly ma è titubante al momento del dunque. Non sfonda la Polonia. Anzi. Si fa male ancora una volta praticamente da sola: Krychowiak serve all’indietro un pallone sanguinoso, Bednarek e Sczezsny non si capiscono e allora Niang – che aveva appena ottenuto l’autorizzazione a rientrare in campo dopo un lieve infortunio – ne approfitta, anticipando il portiere juventino e mettendo dentro il 2-0 al 60′. Una montagna da scalare per i polacchi, con Milik che ci prova prima di lasciare il campo al doriano Kownacki, protagonista di un colpo di testa morbido, controllato senza difficoltà da Ndiaye. Szczesny ci mette una pezza su Manè e tiene a galla la Polonia, a segno al minuto 86 con il colpo di testa di Krychowiak sulla punizione di Grosicki. E’ troppo tardi però: il Senegal vince e sogna a braccetto col Giappone, per la Polonia la sfida con la Colombia di domenica è già decisiva.
(ITALPRESS).