NAPOLI (ITALPRESS) – Nel primo semestre del 2024 l’attività economica in Campania è cresciuta in misura contenuta, per la debolezza della fase ciclica. Secondo le stime della Banca d’Italia, basate sull’indicatore ITER, nella prima metà dell’anno il prodotto è aumentato dello 0,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2023, un incremento superiore alla media italiana e a quello del Mezzogiorno.
La debole espansione dell’attività ha risentito di andamenti eterogenei tra i settori dell’economia. I risultati delle nostre indagini sulle imprese evidenziano nei primi nove mesi dell’anno il permanere di un andamento sfavorevole per la manifattura: il saldo tra la quota di imprese con un incremento delle vendite in termini reali e quella delle aziende che ne hanno registrato un calo è stato negativo, risultando moderatamente più ampio rispetto all’intero 2023. Il comparto automotive, interessato da un recente calo dei livelli di attività, è condizionato dalle incertezze legate alla definizione dei tempi e delle modalità della riconversione tecnologica.
Tra le imprese dei servizi l’attività è risultata pressochè stabile: è cresciuta la percentuale di imprese che ha valutato stazionari i livelli delle vendite in termini reali mentre si sono sostanzialmente equivalse le quote delle aziende con vendite in aumento e in calo. Tra i comparti, quello turistico, in ripresa nel precedente biennio, ha risentito della riduzione della domanda interna a fronte di una sostanziale stabilità dei visitatori esteri; questi ultimi hanno continuato a sostenere il traffico aeroportuale che, insieme a quello portuale, registra un aumento dei passeggeri. Per i prossimi sei mesi una quota consistente delle imprese dell’industria e dei servizi segnala aspettative di stabilità del fatturato ma le attese di crescita prevalgono su quelle in riduzione soprattutto nel settore dei servizi. Il settore delle costruzioni è rimasto in espansione, sostenuto dall’accelerazione degli investimenti pubblici degli enti locali campani e dall’avanzamento dei lavori finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); il comparto delle ristrutturazioni abitative, pur risentendo della rimodulazione degli incentivi fiscali, ha beneficiato nei primi mesi dell’anno del protrarsi degli interventi attivati sul finire del 2023 in vista della riduzione delle agevolazioni.
Oltre i tre quarti delle imprese industriali e dei servizi valutano di avere realizzato nell’anno investimenti prossimi a quelli programmati, comunque attesi su livelli più contenuti di quelli realizzati nel 2023. Per il 2025 le attese di ampliamento della spesa per investimenti sono più diffuse tra le imprese dei servizi.
Le esportazioni campane sono ancora cresciute, anche se a ritmi più contenuti, trainate pressochè esclusivamente dalle vendite estere del comparto farmaceutico. Aumenti moderati si registrano anche per l’agroalimentare e l’aerospaziale mentre si osserva un calo per l’automotive, le cui vendite si sono ridotte sui mercati europei e nordamericani.
Nella prima parte dell’anno l’occupazione è cresciuta sensibilmente. La maggiore domanda di lavoro ha favorito un più elevato tasso di partecipazione mentre il tasso di disoccupazione si è stabilizzato sui valori medi del 2023. Nei primi nove mesi del 2024 si sono ampliate le richieste di ricorso alla Cassa integrazione, in particolare per alcuni comparti dell’industria in senso stretto, mentre si sono ridotte quelle per l’edilizia e i trasporti.
L’aumento degli occupati ha sostenuto quello del reddito disponibile, che è cresciuto anche in termini reali beneficiando del calo dell’inflazione. La spesa per consumi in termini reali è rimasta debole, attestandosi sui livelli della prima metà del 2023.
Dall’inizio del 2024, in sostituzione del reddito di cittadinanza (RdC), è entrata in vigore una nuova misura nazionale di contrasto alla povertà: l’assegno di inclusione (Adi). Secondo i dati dell’Inps, a maggio in Campania vi aveva avuto accesso circa il 7 per cento delle famiglie residenti, una quota quasi tre volte la media nazionale.
Nel corso del primo semestre il credito al settore privato non finanziario (famiglie e imprese) si è ridotto, riflettendo il calo dei prestiti alle imprese, per l’elevato costo dei finanziamenti e le ampie disponibilità liquide che ne hanno frenato la domanda di credito. Il debito delle famiglie è cresciuto debolmente; la dinamica dei mutui è stata contenuta a fronte di un’espansione, sebbene attenuata, del credito al consumo. Nella prima metà dell’anno ha iniziato a ridursi il costo del credito sia per le operazioni di investimento delle imprese sia per l’acquisto delle abitazioni delle famiglie, in particolare per i mutui a tasso fisso. I principali indicatori sulla rischiosità dei prestiti alle famiglie e alle imprese rimangono su livelli storicamente contenuti; per i settori produttivi si registrano moderati peggioramenti nella manifattura e nei servizi.
Nella prima parte del 2024 i depositi bancari di imprese e famiglie sono cresciuti, seppur a ritmi contenuti, trainati esclusivamente da quelli delle imprese; l’andamento stazionario delle giacenze liquide delle famiglie riflette anche l’allocazione del risparmio verso attività più remunerative. E’ ancora cresciuto sensibilmente il valore dei titoli a custodia detenuti dalle famiglie e dalle imprese campane, trainati per oltre la metà da titoli di Stato; l’aumento ha riflesso l’afflusso di risorse verso nuove emissioni e, in misura minore, l’aumento delle quotazioni della componente azionaria.
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