Antonio Conte ha permesso che la Lazio facesse le prove in Coppa Italia, all’Olimpico, e se l’è ritrovata carica a mille in casa, non guardinga e prudente ma gagliarda, pronta a ribattere colpo su colpo le azioni offensive di Lukaku & C dando vita a un confronto d’alto livello tecnico e spettacolare. Fino al gol di Isaksen al 79′. Avanza in classifica la sorprendente squadra di Baroni, il Napoli favorisce la solitudine dell’Atalanta oggi prima con due punti di vantaggio.
L’Atalanta? Adoro gli smemorati, quelli che ancora hanno ritegno a dir la Dea degna dello scudetto trattandola da imbucata provinciale. Sì, ottima società, sì, bella squadra, sì, grande Gasperini, però…Adoro gli smemorati perchè mi danno strada e posso ricordare, Testimone del Tempo (e testimonianze scritte), quando mi entusiasmavo per le Intrufolate di turno: il Bologna di Bernardini nel ’64, la Fiorentina di Pesaola nel ’69, il Cagliari di Scopigno nel ’70, la Lazio di Maestrelli nel ’74, la Roma di Liedholm nell’83, il Verona di Bagnoli nell’85, il Napoli di Bianchi nell’87 e la Sampdoria di Boskov del ’91. C’ero, ho raccontato quelle imprese e anche i successi dell’Inter, del Milan, della Juve che offrivano a loro volta spettacolo, almeno fino al 2005, quando l’avvento delle 20 squadre promosse la dolorosa svolta business, in attesa che anche le romane di Sensi e Cragnotti – rovinandosi – e l’ultimo Napoli di De Laurentiis potessero competere economicamente con le Grandi.
Raccomando a Gasperini opportuni gesti apotropaici ma la sua bell’Atalanta – gagliarda in Italia e in Europa – mi piace e ha numeri degni di fiducia confrontabili solo con quelli del Napoli: società sana, squadra che si permette addirittura di “guarire” i campioni scaricati dagli altri – tipo De Ketelaere – tecnico di riguardo come Conte. Inter, Milan e Juve hanno debiti e solo Marotta è riuscito a dotare la Beneamata di un allenatore brillante, Simone Inzaghi. Non riesco a definire Fonseca – ultima vittima di Gasperini – mentre conservo i dubbi su Motta: a Bologna rispondeva a una città innamorata che gli dava la carica, a Torino ha trovato una sfiancante pareggite e un grande freddo: sabato, mentre la Juve perdeva con il Bologna, parte dello Stadium invocava Del Piero. Non so in quale veste se non in quella di taumaturgo.
Per l’occasione ringrazio Vincenzo Italiano non solo come allenatore riemergente del Bologna ma come involontario linguista: dopo decenni di lotta solitaria mi ha aiutato a riportare nei media il Contropiede abolito da Sacchi. Non solo la parola ma l’Azione, la Mossa più bella del calcio italiano. Parola di inguaribile catenacciaro.
Atalanta intrufolata di turno come nel passato
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