Vi è mancato molto il pallone? A me no. Per la prima volta i Giochi mi hanno pienamente soddisfatto. Hanno riempito la mia passione – anche abitudinaria, purtroppo – per l’agonismo romanzato, offrendomi pagine e immagini di alto livello. Ho vissuto con intensa partecipazione le gare, ho digerito con disinvoltura i momenti critici, le sconfitte, le polemiche. Fin quando la vittoria delle Ragazze del Volley ha completato il recupero d’orgoglio di un povero calciofilo italiano, appena sortito dall’ultima umiliazione europea che andava ad aggiungersi ai digiuni mondiali. Esperienze indigeste che mi hanno sconsigliato di cercare il calcio olimpico, peraltro senza Azzurri, appena vista l’introduzione fra Argentina e Marocco, naufragata nella violenza e nel ridicolo per un arbitraggio scandaloso e una VAR confusa. Come se fossimo nel nostro campionato. Sottolineo giusto l’oro olimpico conquistato dalla Spagna che già mi annunciava il ritorno…a Casa Calcio con gli spagnoli appena sofferti nell’Europeo: ecco Atalanta-Real, SuperCoppa Uefa. Ed ecco un’altra vittoria ispanica, con la magra consolazione che a conquistarla sia stato Ancelotti – al suo trentesimo trofeo – il più grande tecnico del mondo, spedito in un esilio dorato dal Napoli. Siamo passati dalle Furie Rosse di Spagna ai Blancos di Madrid con una sola pretesa differenza: mentre gli Azzurri di Spalletti sono fuggiti dall’Europeo con ignominia, i neroblù di Gasperini sarebbero invece usciti dalla SuperCoppa A TESTA ALTA. Odio questa definizione, un disgustoso dolcificante per digerire la sconfitta. È vero, l’Atalanta ha giocato con impegno (perché dicono “con coraggio”, il Real era forse un’Invincibile Armata?), Gasperini ha creato problemi ad Ancelotti ma appena il Real ha deciso di vincere non c’è stata più storia. E consiglierei a Mbappè di non menar vanto eccessivo per quel primo gol. Vedete, “a testa alta” mi annuncia un campionato già scritto con pronostici favorevolissimi all’Inter perché la Beneamata bistellata ha vinto con grande sicurezza e si ripresenta – unica – rinforzata, compatta e strasicura con il suo Divo Lautaro. La Juve e il Napoli ostentano con orgoglio i nuovi condottieri Motta e Conte, ma le loro squadre non sono ancora nate, travolte – come altre contendenti – dal calciomercato più sciocco e aberrante di tutti i tempi: a dir le sue virtù basta fare i nomi di Koop e Osimhen, quest’ultimo oltraggiato da una compravendita stile mercato rionale: così come la vicenda di Dybala illustra abbondantemente le certezze della Roma. Per finire, traggo uno spunto da un dibattito…olimpico suscitato da Aldo Cazzullo sul Corsera. Tema: la cattiveria agonistica. “Gli schermidori – ha scritto Cazzullo – come i signori secondo Manzoni, hanno un po’ tutti del matto. Quelli che abbiamo adesso sono un po’ troppo bravi ragazzi: per questo vincono meno di una volta”. Non l’avesse mai detto. Oltraggio al valore. Io ho capito e condiviso solo la insolita gioia della nuotatrice Benedetta Pilato, felice di essere arrivata quarta: conosceva i suoi mezzi. Li ha superati, felice. “La cattiveria non è scorrettezza – ribadisce Cazzullo – ma determinazione assoluta. Senza non si vince”. L’altra sera la “buona” Dea si è presa non solo gol ma anche botte da quei cattivoni del Real. Così si vince. Con un po’ di cattiveria. Buon campionato. Come diceva Enzo Biagi, una bambolina a chi lo vince. Italo Cucci ([email protected])
(ITALPRESS).