Con lo studio ‘Il futuro del lavoro’, “abbiamo voluto riportare al centro del dibattito il mondo del lavoro, perché questo è il fattore abilitante per un Paese che vuole crescere in maniera sostenibile, occupandosi di giovani, di donne, di una crescita diffusa su tutto il Paese”.
Lo dichiara il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, a margine della presentazione del volume, realizzato in collaborazione con Fondazione ADAPT, a cui partecipano anche il vicepresidente di Assolombarda con delega a Politiche del lavoro, Sicurezza e Welfare Mauro Chiassarini, e il diretto di Fondazione ADAPT Francesco Seghezzi. Questo ‘libro bianco’ che, come ricorda Bonomi, arriva 17 anni dopo quello redatto dal giuslavorista Marco Biagi, nel 2001, affronta, in particolare, 3 temi fondamentali, quali salute e sicurezza; il passaggio dai contratti alle competenze; un nuovo paradigma nel rapporto impresa/lavoratore, individuando i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, come l’impatto delle nuove tecnologie sull’occupazione e l’organizzazione, le competenze trasversali, la formazione continua e le politiche attive, fattori chiave che devono tenere conto dello sviluppo demografico, del ruolo del territorio e delle sfide della rappresentanza.
“Il mondo del lavoro si sta trasformando e, ovviamente, queste nuove modalità di lavoro, tra cui lo smart working, comporteranno, sicuramente la revisione di modelli organizzativi all’interno delle imprese e, sicuramente, anche una revisione dei modelli contrattuali. Oggi, abbiamo modelli contrattuali e di inquadramento che non sono più consoni al mondo del lavoro che si trasforma ma sono pensati per una fabbrica del ‘900”, continua Bonomi. Ma lavoro agile non vuol dire perdita dei diritti: “noi ci stiamo assumendo una responsabilità, oggi, molto forte, chiedendo di pensare insieme il futuro del lavoro. Noi vogliamo discutere di come sarà il mondo del lavoro nel 2030, di cosa ci servirà per avere un lavoro sostenibile e serio, dobbiamo avere tutto il coraggio di confrontarci sui modelli organizzativi del mondo del lavoro”, sostiene.
“Se è vero che il mondo del lavoro del futuro sarà basato sulle competenze, noi dobbiamo superare questi modelli pensati per un mondo del lavoro del ‘900. Quindi, avremo necessità di pensare alla formazione come parte fondamentale del mondo del lavoro, e sarà un diritto/dovere. Molto probabilmente ci saranno delle carriere discontinue per la necessità di avere competenze sempre aggiornate, quindi dare un supporto ai lavoratori che si troveranno in discontinuità, perché non avranno la possibilità di essere al lavoro perché si staranno riformando. Bisogna guardare al futuro senza le lenti del passato. E’ responsabilità del ceto dirigente dire quello che serve al Paese e non seguire il consenso. E’ necessaria la protezione dell’occupabilità e non del lavoro, perché un conto è salvaguardare il lavoratore e un conto è creare fattori abilitanti per la crescita del Paese così che, poi, possa mettere in ordine i conti”, aggiunge.
“La nuova globalizzazione ha permesso lo sviluppo di filiere internazionali senza barriere fisiche, grazie alle nuove tecnologie, a patto che il territorio sia una realtà fortemente integrata”, interviene Chiassarini, ricordando che “il 44% dei lavoratori cambierà mansione e tipo di lavoro nei prossimi 10 anni”. Le aree tematiche analizzate nel volume sono “territorio eabiente, cambiamenti demografici, rappresentanza, competenze e formazione, ruolo delle nuove tecnologie, come elenca Seghezzi. “Bisogna ripensare i sistemi di inquadramento, l’orario di lavoro deve essere un’opportunità non una gabbia; incentivare nuovi modelli organizzativi con un investimento importante, che tengano conto delle competenze e delle professionalità; ripensare l’invecchiamento attivo e le politiche di conciliazione; mettere insieme in un testo unico tutte le norme riguardanti il welfare aziendale; investire nell’apprendistato duale”, spiega Seghezzi. “Assolombarda ha il dovere istituzionale di prendersi carico di una tematica centrale per il Paese, come il lavoro, e che non viene affrontata e porla all’attenzione pubblica. Sono mesi in cui mi sembra tutto sia fermo: il prossimo governo deve partire dal lavoro e, al centro, deve mettere i giovani e le donne. Abbiamo un gender gap che non è sostenibile per un Paese che si considera civile.
La Lombardia, che è la regione più virtuosa da questo punto di vista, sconta 10 punti rispetto alla media europea. Se andiamo avanti di questo trend avremo la parità di genere nel 2133. Sui giovani bisogna intervenire in maniera forte, creando un ponte generazionale: dobbiamo studiare interventi di natura fiscale, previdenziale, di sostegno ai lavoratori. Noi abbiamo bisogno che tutto il Paese cresca e il lavoro di oggi va proprio in questo senso. Stiamo assistendo a un dibattito sul mondo del lavoro incentrato esclusivamente a un reddito per sostenere le persone che sono in difficoltà, che è giusto, ma questo non crea i fattori abilitanti per il nuovo lavoro, per la crescita. Io credo che il lavoratore non abbia la dignità nel reddito di sostegno ma nel trovare occupabilità”, conclude Bonomi.
(ITALPRESS).