La Regione Basilicata ha approvato il “Piano di prelievo selettivo del cinghiale”, con il relativo disciplinare di caccia e con un avviso per operatori di selezione. Il provvedimento è stato adottato per fronteggiare “l’incremento incontrollato delle popolazioni di cinghiale sul territorio regionale, che ha creato numerose problematiche di tipo sociale ed economico”. Il piano di prelievo per la caccia – in determinati periodi temporali – di selezione al cinghiale “da realizzarsi da appostamento o alla cerca nelle aree critiche della regione, caratterizzate da denunce di danni all’agricoltura e di incidenti stradali” ha l’intento di ridurre “gli impatti lamentati”. “La presenza degli animali selvatici nelle vicinanze dei centri abitati – è scritto nel provvedimento – desta preoccupazione ed allarmismo nei cittadini e numerosi sono i danni alle colture e gli incidenti causati dall’improvviso attraversamento di esemplari sulle strade. L’ungulato, tuttavia, se adeguatamente gestito e monitorato nella sua espansione può rappresentare una potenzialità, con risvolti positivi sul piano economico e biologico”.
“Il cinghiale, infatti, è un trasformatore autonomo in proteine pregiate di prodotti del bosco non più utilizzate dall’uomo. La gestione della specie, però – è evidenziato – risulta particolarmente problematica per le obiettive difficoltà di ordine tecnico soprattutto per quanto concerne la stima quantitativa. Le cause che hanno favorito l’espansione e la crescita delle popolazioni di cinghiali sono legate a vari fattori: tra questi, le immissioni a scopo venatorio hanno giocato un ruolo fondamentale, così come l’istituzione di diverse aree protette e naturalmente il tasso riproduttivo del cinghiale che può variare in relazione all’andamento climatico e alla disponibilità di cibo. Considerato che un esemplare femmina può partorire anche due volte nello stesso anno, con una media di otto piccoli a parto, il numero dei cinghiali può potenzialmente raddoppiare o triplicare in poco tempo”.
Con il Piano di prelievo selettivo del cinghiale” il Dipartimento alle Politiche agricole intende quindi offrire “metodi di risoluzione efficaci ed un sistema di gestione che possa convertire il problema cinghiale in opportunità per il territorio. La prima priorità è quella di ridurre e contenere i danni provocati dal selvatico alle colture”. L’obiettivo che il Piano si prefigge è quello di raggiungere un “equilibrio agro-ecologico” che sia sostenibile, garantendo allo stesso tempo “una consistenza ed una popolazione del cinghiale che sia sufficiente al mantenimento del ruolo ecologico della specie nell’ecosistema”.