TORINO (ITALPRESS) – L’apertura dell’anno giudiziario della Corte d’Appello a Torino, è stata scandita dal presidio di protesta dei magistrati davanti al Palazzo di Giustizia, contro la riforma costituzionale in discussione in Parlamento. “A nostro giudizio è una riforma che indebolisce la magistratura nel suo complesso, in particolare l’ufficio del pubblico ministero, perchè separandolo e sganciandolo dall’ordine giudiziario inevitabilmente lo attrae nell’orbita del potere esecutivo nel lungo periodo – spiega Mario Bendoni, presidente della giunta piemontese dell’Anm – Senza un pubblico ministero indipendente, a non essere tutelati sono i diritti dei cittadini, in particolare quelli più deboli”. Protesta silenziosa che si è ripetuta a metà seduta, nel momento in cui ha preso la parola Maria Teresa Gandini, rappresentante del ministero di Giustizia, quando un centinaio di giudici e magistrati della procura di Torino ha abbandonato l’aula.
Nell’intervento del procuratore generale Lucia Musti, l’attenzione è stata posta sui problemi delle mafie in Piemonte e dell’eversione di piazza nel capoluogo torinese. Sulla criminalità organizzata, Musti dice che “il Piemonte ha pienamente adottato le famiglie mafiose della ‘ndrangheta”.
Una situazione riconducibile, sempre secondo il procuratore generale, a una duplice ragione. La ‘ndrangheta “si è inserita in un contesto dove è forte la presenza di immigrati dal Sud Italia e pertanto di possibile condivisione della mentalità mafiosa, seppur da una minima parte di coloro che non si sono pienamente integrati in un contesto culturale e socioeconomico completamente differente da quello di provenienza” dice. Non solo, perchè secondo Musti “la carta vincente delle mafie nel nostro distretto è data dalla capacità di coinvolgimento e complicità nei confronti di quei cittadini autoctoni che, per fare affari con le mafie, in relazione alla connotazione altamente imprenditoriale delle stesse, hanno aderito a una mentalità assolutamente diversa dalla propria, ricavando indubbi vantaggi”.
C’è poi il tema delle carenze di organico nelle Procure. “Non posso non evidenziare che permangono nelle undici Procure della Repubblica del distretto, ma anche in questa Procura Generale gravi, se non gravissime, carenze” ha detto il procuratore generale Lucia Musti. “La percentuale di scopertura del personale amministrativo degli uffici requirenti del distretto varia da un minimo del 30% a un massimo del 50% per ciascun ufficio e, per alcune figure professionali, supera anche il limite del 50%”, aggiunge. La conclusione di Musti è dedicata alle carceri e al problema del sovraffollamento. Nei tredici istituti del Piemonte, al 3 dicembre 2024, erano presenti 4503 detenuti. La maglia nera in termini di sovraffollamento carcerario è di Vercelli, che ha un indice pari a 161,70%, seguito da Verbania (145,28%) e Ivrea (141,28%). Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario è intervenuto anche Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino. “In questo difficile momento storico occorre ribadire che la magistratura è, secondo la nostra Costituzione, un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere dello Stato. Non è un contro potere, non è contro qualcuno, ma è un potere a tutela dei diritti di tutti gli esseri umani” ha detto. Un tema di questi giorni è, ancora una volta, quello della prospettata separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requisiti, che secondo Barelli Innocenti “non diminuirà di un giorno i tempi della giustizia”. Il discorso di Barelli Innocenti si è ancora soffermato sui numeri. Nonostante le gravi carenze di personale amministrativo e magistrati, la Corte d’Appello nel settore penale ha definito più procedimenti di quelli sopravvenuti: da poco meno di 8 mila procedimenti pendenti nel 2023 si è scesi a 5.100 processi pendenti al 30 giugno 2024. Nel settore civile della Corte, invece, la situazione è stagnante e la pendenza da tre anni si aggira intorno a 2.700/2.800 cause, che a fine anno sono arrivate a 3 mila. Fra i casi più critici, secondo Barelli Innocenti, c’è il Tribunale di Ivrea, gravemente sottodimensionato con 17 magistrati su 23 e appena 34 unità di personale su 62.
(ITALPRESS).
-Foto: xn3/Italpress-
Anno giudiziario a Torino, Musti lancia allarme mafie e carenza organico
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