PALERMO (ITALPRESS) – Il ricordo di Franco Basaglia a cent’anni dalla nascita costituisce lo spunto per una riflessione a tutto tondo sulla salute mentale e sugli strumenti da offrire oggi ai pazienti psichiatrici: teatro di tale confronto, che ha visto protagonisti numerosi esperti, è Palazzo dei Normanni, a Palermo.
Il punto di partenza non può che essere la legge del 16 maggio 1978, che porta il nome del celebre psichiatra: tale norma rappresentò la mediazione di un dibattito sociopolitico intenso, con l’obiettivo di cancellare l’impronta repressiva della malattia mentale e abolire il ricovero coatto in manicomio. La stessa figura della psichiatra sarebbe stata destinata a cambiare una volta per tutte: non più pseudo-carceriere, ma portatore di cure grazie soprattutto ai progressi del mondo farmacologico.
“Franco Basaglia è stato un grande innovatore e una persona di grande spessore – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Toti Amato – Mi ricordo che in quei tempi passava per pazzo, ma non era assolutamente così. La sua norma del 1978 portava un senso di novità: prima i manicomi erano dei veri e propri lager, luoghi di terrore e alienazione, e questo oggi sarebbe improponibile; chi entrava lì dentro sembrava destinato a non uscire più. Sfortunatamente alla legge Basaglia non sono seguiti i decreti attuativi, come succede spesso a livello normativo nel nostro paese: abbiamo bisogno che a partire dalla legge Basaglia e con i giusti correttivi si diano risposte alle persone che stanno poco bene, alle loro famiglie e alla società”.
Nell’attualizzare il dibattito, si discute in particolare di diritto alla salute mentale: la permanenza continuativa in strutture psichiatriche porta infatti con sè il rischio di una ‘manicomicità’ avvolgente, parzialmente alleviata dalle terapie farmacologiche. Per Valentina Chinnici, vicepresidente della Commissione Cultura, Formazione e Lavoro all’Ars, “la politica deve lavorare per non lasciare sole le famiglie dei pazienti: le esigenze delle persone con disagio mentale non possono essere tema di campagna elettorale, ma bisogna inchiodare le istituzioni a prestare maggior attenzione su questo tema. E’ fondamentale lavorare per dare voce a chi non ce l’ha”.
Maurizio Montalbano, psichiatra ed ex direttore sanitario del Policlinico, si sofferma sulle criticità che attraversa il settore a Palermo: “Oggi non abbiamo più la scuola di specializzazione in Psichiatria e questo mi dispiace molto. Nelle carceri palermitane c’è solo uno psichiatra strutturato, più altro quattro che sono rientrati in servizio dalla pensione: il settore non può funzionare in questo modo, ma non basta andare dal ministro a chiedere nuovi psichiatri. Soffro molto per l’assenza di soluzioni: ho cominciato a fare lo psichiatra nel 1985 con pochissimi mezzi a disposizione, oggi abbiamo una gamma importante di farmaci e il futuro del settore andrà incontro a una rivoluzione enorme”.
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(ITALPRESS).
All’Ars una tavola rotonda per ricordare Franco Basaglia
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