“Tutti i dati di traffico mostrano una presenza di rilievo del Mezzogiorno nel nostro commercio marittimo con percentuali di peso sul totale nazionale che si attestano intorno al 45%. Le ZES devono decollare al più presto per ispessire il tessuto produttivo ed attrarre investimenti industriali. È importante che su questo quadro intervengano le autorità pubbliche regionali perché un investitore quando arriva nel mezzogiorno cerca un livello di assistenza, semplificazione, accompagnamento, tracciatura che a nostro giudizio hanno in questo momento delle importanti aree di miglioramento”.
Così Francesco Guido, direttore regionale Sud Italia Intesa Sanpaolo, a margine della presentazione del 6° rapporto annuale di SRM (Centro Studi e Riceche sul Mezzogiorno) “Italian Maritime Economy” a Napoli.
“Se è vero che il 45% nel traffico delle merci via mare transita per i porti del mezzogiorno – riprende Guido – questo non rappresenta un connotato che si scarichi effettivamente nella economia del sistema produttivo, perché è di transito e non genera quegli elementi di internazionalizzazione e di produzione che possono generare posti di lavoro. Noi stiamo sostenendo i porti e le zone economiche speciali in questa attività di conoscenza sul contesto italiano e internazionale”.
“Quale può essere il ruolo della banca per sostenere la crescita? Noi da due anni abbiamo cominciato a fornire supporto attraverso l’accordo per lo sviluppo delle zone economiche speciali Che hanno attinenza con i porti e quindi con il traffico marittimo – continua – Banca Intesa poi organizza incontri con gli operatori istituzionali internazionali che possono avere interesse sul settore delle infrastrutture e della logistica. Non dimentichiamo le tappe a Dubai di aprile e la prossima di Pechino ad ottobre. Incontri che servono a far convergere nel mezzogiorno per situare nuovi investimenti e potenziare la nostra infrastruttura. Dall’altra parte sono occasioni in cui sviluppiamo incontri tra importatori-esportatori italiani con le controparti straniere. Portare i presidenti dei porti, i nostri imprenditori sui mercati internazionali significa dare competenza di supporto alla nostra idea di sviluppo economico del mezzogiorno”.
“Qual è il ruolo della Campania e di Napoli nel commercio marittimo? È sbagliato – aggiunge Massimo Deandreis, direttore Srm – vedere una contrapposizione con Genova e Trieste, che a volte vengono indicate come le porte della via della seta, mentre il sud sarebbe escluso. Questo non e vero. Genova e Trieste rispondono a una logica diversa che è quella di entrare nel cuore dell’Europa. Mentre i porti del sud Italia sono la porta per entrare nell’economia italiana fino alla pianura padana. Il porto di Napoli sta crescendo bene, ma ha dei nodi che sono tipici di tutto il sistema portuale italiano, di ritardi accumulati negli anni, che non si possono colmare in poche settimane o pochi mesi. Ma la strada è stata intrapresa: la riforma portuale del governo di due anni fa inizia a dare dei risultati, bisogna accelerare. Non invertire la rotta”.