Agricoltura, Satta “Gap insularità per chi produce in Sardegna”

ASSEMINI - TERRENO AGRICOLO CON TREBBIATRICE AL LAVORO. LOCALITA' ASSEMINI (CA) (ASSEMINI - 2006-06-15, Tonino Uscidda) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

CAGLIARI (ITALPRESS)- “E’ doveroso e non rinviabile riconoscere concretamente il gap che la condizione di insularità determina su chi in Sardegna vive e produce. La politica, la Regione e l’Assessorato che rappresento sostengono sviluppo e crescita delle attività imprenditoriali di settore, ma non basta”. Lo afferma l’assessore dell’agricoltura e riforma agro-pastorale, Gian Franco Satta. “Fondamentale, per invertire la tendenza, sarebbe prevedere risorse adeguate ad abbattere il costo del trasporto da destinare direttamente alle aziende sarde che esportano, partendo dal comparto primario e abbracciando anche gli altri, in modo da ridurre questa tassa occulta che incide negativamente sul tessuto imprenditoriale isolano e garantendo pari opportunità alle imprese che operano in Sardegna rispetto a quelle che producono nel resto d’Italia”.
Questo uno dei preziosi spunti offerti agli interlocutori istituzionali in sede di audizione presso la Commissione Parlamentare Bicamerale per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità dall’assessore Gian Franco Satta, nel corso dell’incontro di Roma.
Una situazione che nonostante l’eccellenza delle produzioni isolane – vedi Pecorino Romano e ortaggi freschi, fra cui il carciofo la cui commercializzazione è destinata principalmente ai mercati del centro e nord Italia – grava pesantemente sul reddito di coltivatori e allevatori sardi costretti quotidianamente a fare i conti con i costi di trasporto oltre Tirreno nettamente superiori a quelli che sostengono le imprese della penisola. Un altro aspetto esposto dall’assessore Satta riguarda la criticità dovuta alla mancanza di collegamenti garantiti per le merci nel periodo di alta stagione o durante le festività. I ritardi nelle spedizioni e negli imbarchi determinano il deperimento dei prodotti, specie quelli freschi, e conseguentemente una riduzione del loro valore commerciale a scapito dei produttori. Non poter garantire il rispetto degli accordi rispetto ai tempi di consegna delle merci, peraltro, determina una riduzione del potere contrattuale e grosse difficoltà nella commercializzazione dei prodotti. Costi, effetti e conseguenze del gap sopra citato minano il livello di “vivibilità” in Sardegna.
“Gli svantaggi legati alla condizione di insularità affliggono in maniera determinante il comparto primario isolano. Da sottolineare che l’Isola detiene il primato di produzione nazionale rispetto a prodotti come il Pecorino Romano che per oltre il 90% del totale nazionale proviene dalla Sardegna. L’industria diffusa dell’agroalimentare isolano costituisce una delle principali voci del PIL sardo – spiega l’assessore -. La produzione orticola, cerealicola, lattiero casearia rappresenta l’eccellenza sarda nel panorama nazionale e internazionale e spesso tali produzioni sono figlie di aziende di piccole dimensioni e strettamente legate ai territori più marginali alle prese con il fenomeno dello spopolamento. Gli strumenti messi a disposizione delle nostre imprese, al pari delle realtà imprenditoriali nazionali, non impattano sull’economia reale. La nostra condizione di insularità costituisce quindi una zavorra che limita gli effetti delle misure messe in campo dalle Istituzioni”.
Il focus è il tema del trasporto, specialmente quello marittimo. In passato di si è parlato spesso di “Autostrada del mare”, di “continuità marittima anche per le merci” e di “agevolazioni dirette alle imprese” per abbattere le differenze di costo per km tra percorrenza su strada e via mare “ma tutto è rimasto nell’alveo delle buone intenzioni. Oggi, a parità di percorrenza, il costo di un trasporto via mare incide del 70% in più rispetto ad un trasporto effettuato su gomma e questo costo, legato alla nostra condizione di insularità, non può più essere addebitato interamente sulle imprese che producono in Sardegna. Occorre pensare una continuità marittima delle merci che garantisca la possibilità di esportare e importare i prodotti anche nei periodi di alta stagione senza compromettere la capacità contrattuale delle realtà imprenditoriali dell’Isola” spiega Satta, che aggiunge un elemento importante e attuale: “Decine di semirimorchi frigo carichi di ortaggi e alimenti deperibili sostano da due giorni nel porto di Porto Torres. Il problema pare sia dovuto a un guasto della motonave ro-pax del Gruppo Moby sostituita da altra imbarcazione dalla capienza di stiva limitata, non in grado quindi di smaltire il traffico dei mezzi pesanti accumulatosi. Come detto, far sostare merci fresche deperibili nei porti comporta un calo del valore commerciale delle stesse oltre a dar luogo a considerevoli problemi contrattuali legati alla consegna in tempi prestabiliti”.
Lo svantaggio legato all’insularità, per le imprese, è uno svantaggio reale, quantificabile e dimostrabile che determina un impoverimento della remuneratività dell’impresa stessa creando effetti tangibili sulla vita reale dell’imprenditore. Maggiori costi di produzione e trasporto generano prezzi al consumo non competitivi rispetto ad altri prodotti provenienti da altre parti d’Italia o dall’estero. Stesso discorso vale per le merci in ingresso nell’Isola: sono soggette alle stesse condizioni e costrette a subire gli stessi rincari.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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