BARI (ITALPRESS) – Uno dei punti di forza della Regione Puglia negli ultimi anni è stato sicuramente rappresentato dal comparto dell’agricoltura. Prodotti e produzioni eccellenti sono stati spesso e volentieri uno spot per il territorio, che ha strizzato l’occhio a una produzione biologica. Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia. Assessore, cosa rappresenta il comparto dell’agricoltura per la Puglia? È un comparto primario, che determina il 50% della nostra economia. Fa produzione di qualità, fa paesaggio e aiuta il sistema economico e produttivo anche di altri settori come quelli del turismo e dell’incoming, nonché delle nostre comunità. Il Psr quale contributo ha dato nell’incremento delle superfici coltivate a bio? Il Psr ha incrementato notevolmente il processo di cui parlavo. Il tema particolare è il processo culturale, che va perseguito e aiutato a crescere sempre più, perché ci sia bio concretamente e in coerenza anche all’azione dei terreni vicini. In questo senso, avere un’area bio e poi vedere intorno terreni maltrattati, abbandonati o trattati con fitofarmaci a volte anche illegali rende tutto molto teorico e poco concreto. Però è un processo irreversibile, che è partito anche in Puglia e, anche così, stiamo tutelando la nostra biodiversità. L’obiettivo fissato dalla Commissione Europea di avere il 25% dei suoi terreni in regime di agricoltura biologica entro il 2030 è ambizioso, ma nonostante questo la Puglia ci è già molto vicina. Oggi è infatti già al 22,3%, quasi 5 punti sopra la media nazionale. Che significato ha per lei? Posso parlare per i miei due anni da assessore: stiamo facendo grandi azioni, perché stiamo seguendo e alimentando un’evoluzione molto importante. Vogliamo poi completare questa fase collaborando con il mondo della ricerca e dell’università. L’obiettivo è raggiungere percentuali più alte, facendo condividere a un pubblico sempre più vasto la scelta del biologico. Lo abbiamo fatto con le cultivar resistenti, che vanno verso l’agricoltura di precisione: meno acqua, meno fitofarmaci. È un processo che, nel suo complesso, deve aiutare a sviluppare la visione sull’idea del bio applicata. Quali sono i motivi per cui, secondo lei, Puglia è già oggi cinque punti sopra la media nazionale? È il risultato dell’investimento compiuto negli anni. L’Accordo di Partenariato ha dato un’indicazione precisa, la Puglia si è dedicata particolarmente alle produzioni di qualità e alla loro tutela. Questo ha significato anche valorizzarle, contribuendo a rendere la nostra una regione molto ricettiva grazie a una diversificazione delle attività. Ci sono agriturismi, percorsi enoturistici ed enogastronomici. Punti di forza fondati anche sulle differenze tra i vari territori che consentono ai turisti di vivere percorsi esperienziali diversi tra loro. Non solo negli agriturismi, ma anche negli alberghi diffusi e nelle strutture ricettive rurali è oggi facile entrare in contatto con l’agricoltura a km 0 fatta anche di bio. Non solo bio, certo, ma questo tipo di agricoltura ha incentivato questa visione. Che impatto possono avere queste politiche sul territorio e sull’export regionale? Molte delle nostre aziende sono già certificate secondo le ultime certificazioni internazionali. Abbiamo addirittura la bilancia export in attivo, in termini percentuali, a due cifre: un motivo di vanto per noi. Questo è un dato importantissimo proprio perché si inserisce nel solco di quello che ho detto finora, di quello che mettiamo in campo. Non è un caso che citi le biodiversità. Le faccio l’esempio della lenticchia di Altamura: riguardava una nicchia ed è stata inserita in un ambito cooperativistico, connotato da produzione di qualità e bio. Ebbene, oggi la lenticchia di Altamura vive un exploit. Potrei però farle tanti altri esempi. Questo tipo di lavoro aiuta, perché l’agricoltura è anche parte del sistema economico e produttivo. Aiuta a far emergere le qualità dei territori. Quali sono le strategie future della Puglia, anche rispetto alla strategia nazionale 2023-2027? Col partenariato, con la programmazione siamo ormai all’interno del piano nazionale. Proprio nelle prossime ore incontreremo per la prima volta, seppur virtualmente, il ministro Lollobrigida e dialogheremo di questi aspetti. Poi vedremo come si declineranno le questioni relative alla sovranità alimentare e le sue articolazioni, che saranno messe in campo in termini normativi e giuridici. Da noi, in Puglia, c’è un partenariato molto attivo, ci sono ordini professionali che in questi anni hanno dato il proprio contributo. Di conseguenza c’è una preparazione di documenti e atti molto importante, orientata alla produzione di nuove varietà, la specificazione culturale con università e centri di ricerca. Puntiamo sull’incoming, sul portare qui i buyer piuttosto che andare noi a partecipare alle fiere. Vogliamo dimostrare in loco, sul campo, la qualità di produzioni e prodotti. Questo significa fare sistema con il territorio, con le sue potenzialità, i centri storici, la bellezza paesaggistica. La Puglia può giocare questa partita da protagonista e può essere competitiva. In questo senso, non diciamo di essere avanti agli altri, ma sicuramente di esserlo almeno quanto gli altri.(ITALPRESS).
Photo Credits: xa2