ABRUZZO, VOTO “MOBILE” E ASTENSIONE RECORD

Tanto tuonò, che piovve! Si era pronosticato che i 5 Stelle avrebbero perso moltissimi consensi, che la Lega li avrebbe al contrario guadagnati nella medesima misura, che il centrosinistra avrebbe limitato i danni del dissanguamento di voti in corso, e che anche a Forza Italia sarebbe toccata la stessa sorte, e così è avvenuto. In queste ore, a ragione di ciò che è accaduto, c’è chi esulta, di fa buon viso a cattivo gioco, e chi biblicamente piange e stride i denti. I perdenti tentano di banalizzare la sventura, sostenendo che la competizione elettorale ha riguardato il voto amministrativo di una piccola regione, ma non è così.

Soprattutto i più grandi partiti hanno deliberatamente usato l’Abruzzo come test per le prossime elezioni europee. Ma al di là delle enfasi e delle sminuizioni del voto, sono sostanzialmente due gli spunti che provengono da questa esperienza: nessuno può stare tranquillo circa la stabilità dei consensi che si ottengono di volta in volta; il partito più potente e numeroso è quello di chi si astiene dal voto.

Prendiamo i ‘grillini’. Appena dieci mesi fa, in occasione del voto politico nazionale, hanno ottenuto nella stessa regione il 40% dei suffragi, eppure dopo un brevissimo lasso di tempo, sono sprofondati al 20%. Tutto questo è potuto avvenire principalmente perché il movimento giallo paga la grande eterogeneità della sua constituency, le promesse elettorali eclatanti a cui non ha dato seguito, la patente impreparazione della propria dirigenza. Lo stesso si può dire del centrosinistra, che perde tanti voti per lo sfarinamento del Pd nazionale, pur avendo governato senza sostanziale opposizione alla Regione gli ultimi cinque anni. La Lega raccoglie i voti di protesta, che nell’altra competizione fu appannaggio esclusivo dei 5stelle, e succhia i voti a Forza Italia, auspice una sorta di alternanza fai da te, per la guida del Centro destra, voluta dagli stessi elettori di area. L’altra questione che induce a riflettere ancora una volta, è che gli astenuti dal voto, si eguagliano con quelli che vanno a votare.

Questo fenomeno, oltre a segnalare la grande sfiducia esistente, deve mettere in guardia chiunque si atteggi a dominus della politica per i consensi ottenuti al momento. Come si è visto con Renzi, ma anche con altre realtà, il favore elettorale si mostra molto volubile, a fronte di proposte in larga parte non attuabili. Non c’è cosa peggiore in politica, di quando gli stessi governanti aizzano la gente contro qualcuno e qualcosa, promettendo mari e monti. Subito dopo quei mari e quei monti si incaricheranno di affogare o schiacciare gli stessi che li hanno evocati. Questa lezione, che più volte è stata impartita, ancora non è stata compresa. Finché non ci sarà questa consapevolezza per tornare alla normalità responsabile, non ci sarà cambiamento. Infatti la nostra stabilità politica oramai è un problema grandissimo, per gli italiani e per i paesi esteri. Il nostro degrado economico e sociale aumentano proprio per la instabilità politica, oramai permanentemente patologica.

Raffaele Bonanni

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