Maurizio Sarri sta vivendo un’esperienza che potrebbe segnarlo profondamente, visto il suo carattere e la sua storia. Il fatto che sia un toscano nato a Bagnoli, luogo di infelici esperienze istituzionali e politiche, lo fa sferzante e dimesso insieme, eppure forte, come testimonia la sua lunga carriera di panchinaro che ha goduto molto e molto sofferto, almeno nell’orgoglio. Finalmente arriva al top – Napoli, Chelsea, Juventus – e scopre che il suo successo non è tutto frutto del suo lavoro e del suo ingegno ma di un’abile congiura mediatica che s’inventa il Sarrismo, una sorta di religione con tanto di predicatori televisivi che vogliono liberarsi dello scomodo Allegri, un altro toscano tuttavia sgarbato, non disposto a salamelecchi, cresciuto in una città anarchica, Livorno, il cui inno (portuale) è “once once bevi di meno ponce”, luogo di prendingiro che sanno vivere, come l’indimenticato Lucarelli.
A “i’Ssarri” è capitato quel che capitò a Maifredi. Gigi fece vedere un calcio nuovo a Bologna, incantò cronisti poetanti che ne promossero idee e immagine finché l’Avvocato disse a Luca:”Mi piace”, e Gigi finí alla Juve, presto defenestrato perché il suo calcio era troppo “emozionante”. Inutile nella fabbrica dell’auto e degli scudetti. Andrea Agnelli – mi dicono – non s’innamorò di Sarri, non è come il nonno, è un freddo, si fida del suo staff, dunque accettò l’idea di applicare alla Juve vittoriosa ma antipatica (ai suoi tifosi, gli altri la detestano) di Allegri una sorta di benefica ventosa traspirante qualità e genialità proprio mentre il “traditor tradito” Antonio Conte andava a sedersi sul trono della Beneamata. Vi facciamo vedere noi, dissero Paratici e Nedved. E s’è visto. Niente. La Juve è prima perché per sue doti faticherebbe di più a esser seconda. La Juve perde perché si è dimenticata quanto sia fastidioso perdere ed è difficile trovare in giro uno juventino perdente, un testimone del tempo: vinceva anche con Parola e Vycpalek…
Atto…semifinale (non auguro a nessuno crolli anticipati): Sarri viene demolito proprio da chi lo creò: gli opinionisti e qualche critico brillante che cerca di attribuire potere ai mediatori che ne hanno tanto bisogno. E dunque “ì’Ssarri” ‘un conta nulla e c’è addirittura chi invoca il ritorno di Allegri. Come fosse la fine di un regime, come voler restituire al Comandante Maurizio quell’immagine da Che Guevara tradito e eliminato dai padroni ricchi e borghesi. Ma è solo una storia di calcio che, a parte il ben noto Contismo, sta mostrando la sua faccia più vera – incredibile dictu – a Roma: la Lazio di Simone Inzaghi che vince e non incanta i poeti. E i gonzi son finiti.
A SARRI E’ CAPITATO QUEL CHE CAPITÒ A MAIFREDI
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