ROMA (ITALPRESS) – Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili e tutte le altre lesioni ai genitali femminili effettuate per motivi non medici, ma per ragioni culturali, di pressione sociale e per tradizioni che perpetuano un distorto ideale di purezza.
Di solito vengono eseguite da un circoncisore tradizionale con una lama e senza anestetico. Si stima che nel mondo (dati Unicef e Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, Unfpa) vivano almeno 200 milioni di donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali (MGF) e che circa 68 milioni di donne rischiano di subirle entro il 2030.
In Italia, secondo una ricerca dell’Università Bicocca di Milano, le donne che hanno subito queste mutilazioni sono quasi 88.000. Nonostante i grandi numeri, nel nostro Paese sono ancora poche le donne che denunciano la propria esperienza di mutilazione e che mettono in discussione questa pratica. Sono ancora meno le donne che, in un processo di conoscenza e cambiamento chiedono di ripristinare, in forma e funzione, i loro genitali esterni, al fine di ridurre dolori e disagi nella vita di tutti i giorni e per una piena e soddisfacente sessualità.
Conoscere e capire questo fenomeno, approfondirlo attraverso il confronto scientifico e culturale è uno strumento fondamentale per divulgare consapevolezza e proporre azioni concrete presentando la chirurgia plastica come strumento di cura.
E’ con questi obiettivi che si riunirà il 6 febbraio al Palazzo Steri di Palermo, in occasione della Giornata Mondiale della Tolleranza Zero contro le Mutilazioni genitali femminili, il IV Summit Itinerante sulle Mutilazioni Genitali Femminili, organizzato dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE) in collaborazione con l’Unità operativa di Chirurgia Plastica del Policlinico “Paolo Giaccone” diretta da Adriana Cordova.
“L’incontro del 6 febbraio – dice la professoressa Adriana Cordova – è un’occasione per approfondire il tema, informare e sensibilizzare su questa pratica che costituisce nel diritto internazionale una grave violazione dei diritti umani a danno di milioni di bambine, ragazze e donne. Nel programma una tavola rotonda con la partecipazione di ginecologi, sociologi, psicoterapeuti e antropologi, oltre che ovviamente di chirurghi plastici e associazioni del territorio, al fine di creare una sinergia tra le categorie professionali coinvolte nel tema e assicurare la migliore assistenza alle donne vittime di questa pratica”.
“Il Summit – dice Stefania de Fazio, presidente SICPRE e nel 2019 ideatrice della manifestazione – è l’emblema dell’impegno scientifico e umanitario della SICPRE nei confronti delle donne vittime di mutilazione genitale, un impegno che vogliamo tradurre in percorsi concreti e accessibili. Sosteniamo infatti la creazione di unità ospedaliere multidisciplinari dedicate, le MGF Unit, composte da ginecologi, psicologi, urologi e ovviamente chirurghi plastici, per dare a queste pazienti accoglienza e il miglior trattamento possibile. Accanto alla SICPRE anche ActionAid, al lavoro per approntare una rete di informazione e consapevolezza che coinvolge la società, la scuola e fornisce supporto legale e mediazione linguistica”.
Le mutilazioni genitali femminili sono riconosciute dall’Organizzazione delle Nazioni Unite come una pratica contro i diritti umani, ma sono ancora eseguite in diverse aree del mondo, dall’Africa all’Indonesia. Possono avvenire nelle prime settimane di vita, durante l’infanzia o all’inizio della pubertà e con modalità e conseguenze diverse. Per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle donne che hanno subito le MGF che vivono in Italia, la mutilazione avviene prima della migrazione oppure, nel caso delle seconde generazioni, in occasione di un viaggio nel Paese di origine.
Quando si asporta il clitoride (in realtà la sua parte “sporgente”) si parla di mutilazione di grado 1; quando oltre a questo si riducono o eliminano le piccole labbra si è di fronte a una mutilazione di grado 2; quando si aggiunge il restringimento dell’introito vaginale, la cosiddetta infibulazione, è stata praticata una mutilazione di grado 3 e 4, a seconda dell’estensione della sutura di chiusura. Anche per i metodi rudimentali solitamente impiegati, le mutilazioni genitali femminili sono spesso causa di gravi infezioni e possono portare alla morte. La conseguenza è pesantissima anche da un punto di vista psichico, a causa del trauma subito e dei disagi conseguenti, tra cui la difficoltà nella minzione (gli esiti cicatriziali rendono lungo e difficile lo svuotamento della vescica), il dolore durante i rapporti sessuali e l’impossibilità di partorire naturalmente.
La IV edizione del Summit Itinerante sulle Mutilazioni Genitali Femminili si tiene il 6 febbraio 2024 a Palermo, a Palazzo Steri (Aula Magna, Piazza Marina 61), sede del Rettorato dell’Università. La manifestazione è aperta al pubblico e si svolge dalle ore 16,00 alle 19,00 circa.
L’approccio scientifico, legale e sociologico al tema delle mutilazioni sarà arricchito da una performance teatrale e dalla presenza di rappresentanti delle associazioni legate al mondo africano che contribuiscono a rendere il Summit un concreto e prezioso momento di riflessione, condivisione e sensibilizzazione.
Saranno presenti gli esponenti delle istituzioni cittadine regionali e ministeriali insieme a rappresentanti delle categorie professionali che studiano il fenomeno delle MGF da un punto di vista medico, scientifico e culturale.
– Foto ufficio stampa SICPRE –
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