“Un grazie di cuore alla famiglia, che ci ha consentito di fare una mostra di alcune opere di Antonio Possenti, del caposcuola dell’immaginifico surrealista toscano, sul tema dell’Annunciazione. Sono opere che mi hanno particolarmente affascinato e coinvolto, che intendo valorizzare nel solco della tradizione che il Consiglio regionale ormai da quattro anni sta promuovendo per il 25 di marzo, giorno dell’Annunciazione nel calendario cristiano, ma anche giorno del Capodanno in Toscana per secoli e secoli, fino al 1750. Un arrivederci, quindi, alle opere di Possenti, un grande artista di cui ci sentiamo orgogliosi di aver visto i natali, la sua vita, la sua produzione artistica”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, ha rivolto il suo saluto nel finissage della mostra “Annunciazioni e altre storie”, che si è conclusa oggi nello spazio espositivo “C.A.Ciampi” nel Palazzo del Pegaso.
Nell’occasione è stato presentato il volume “Possenti 1953. Un taccuino inedito” di Anita Paolicchi e Biancalucia Maglione, un contributo prezioso alla futura esegesi critica dell’artista. Il critico d’arte Giovanni Faccenda non ha è riuscito a tenere a freno la sua commozione. “Trentacinque anni di amicizia stretta, di frequentazione di un uomo che mi è stato caro più di un padre, un uomo unico per la sua umanità, il suo talento, la sua generosità – ha affermato – E’ stato uno dei più importanti disegnatori italiani del Novecento. Stupisce come sapesse usare con sapienza il chiaroscuro. La sua pittura ha avuto fin da subito la stima di figure importanti della cultura italiana, scrittori come Dino Buzzati, Piero Chiara, del poeta Mario Luzi. Spesso è stata descritta come fiabesca. Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura, rimase affascinato dalla sua figurazione non certo ludica, ma tragica, di chi esprime il disagio dell’esistenza. Opere toccanti e vibranti, in cui confessava di sé e del suo vissuto, dei suoi dolori più grandi, sono state rese meno pesanti dall’ironia”. “Poche persone hanno arricchito la mia vita con il suo esempio di uomo e con il suo lavoro di artista – ha concluso Faccenda – Ha dipinto molto, perché molto aveva da raccontare. Uno stesso soggetto è stato affrontato con diverse intonazioni di pittura e diversi accordi di colore. Possenti ci ha insegnato a vedere un mondo, che altrimenti non avremmo visto. Ci resta un uomo come ognuno di noi avrebbe voluto sempre conoscere e spera un giorno di ritrovare”.
Il lavoro delle due storiche dell’arte è nato da un taccuino che Possenti aveva da ragazzo, finito nelle mani di Anita Paolicchi come regalo dei nonni, sul quale l’artista è stato intervistato a distanza di cinquanta anni.
Un punto di partenza per cogliere alcune chiavi di ricerca, come la mitologia, che affonda nelle sue conoscenze letterarie sulla classicità greca. Spesso su uno stesso soggetto, come il tema del centauro e la fanciulla, oppure del cavaliere disarcionato, abbiamo un vero e proprio sviluppo seriale.
“Il disegno è per Possenti un medium espressivo assolutamente autonomo, meritevole di pari dignità rispetto alle arti cosiddette ingiustificatamente ‘maggiori’, delle quali troppo spesso è considerato invece accessorio e corollario – ha osservato Biancalucia Maglione – L’atto grafico si riappropria della possibile autonomia espressiva che la linea possiede, insita in essa, e assume valenza di per sé, rivestendo talvolta per l’artista quasi il ruolo di confessione e di ‘soliloquio’”.
(ITALPRESS)