Un’economia dal volto umano, che considera la crescita non un fine ma un mezzo per cambiare in meglio le comunità. A dare voce a questo approccio è il primo Festival dell’Economia Civile, che si tiene fino a domenica 31 marzo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze. Ideato da Federcasse, la Federazione italiana delle BCC e Casse Rurali, progettato e organizzato con Next-Nuova Economia per Tutti e SEC-Scuola di Economia Civile, il Festival – nella tre giorni di lavoro articolati in panel – vede la partecipazione di oltre 80 testimoni italiani e internazionali, tra cui i ministri dell’Economia e dell’Ambiente, Giovanni Tria e Sergio Costa.
L’obiettivo è valorizzare le migliaia di esperienze e buone pratiche (di carattere imprenditoriale, in diversi settori che vanno dalla finanza all’agricoltura sostenibile, dalla cultura all’hi-tech) che stanno già cambiando il volto alla società. Esperienze tutte contrassegnate da un approccio “umanistico” all’economia, che vede nella cura delle relazioni interpersonali, nella logica della condivisione e dell’auto-aiuto la formula vincente. La formula non a caso si ricollega alla grande scuola dell’Economia Civile che trova ispirazione anche nel Rinascimento fiorentino e vide la luce a Napoli nel momento di massimo splendore illuministico del secondo ‘700, grazie agli insegnamenti di Antonio Genovesi e di altri esponenti di quella che si chiamava “scienza della pubblica felicità”.
A Firenze si parla anche di un diverso possibile approccio alla finanza, analizzando, tra l’altro, l’esperienza del mutualismo che si realizza attraverso le 270 Banche di Credito Cooperativo/Casse Rurali/Casse Raiffeisen: banche di comunità. Cooperative bancarie mutualistiche, caratterizzate dalla territorialità, dalla democraticità di funzionamento (una testa-un voto), dall’assenza di finalità di lucro individuale. Presenti in 2.700 Comuni, in 620 di questi rappresentano l’unica presenza bancaria (nel 93% dei casi si tratta di Comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti).
Nel Festival si parla anche di formazione, lavoro e innovazione. Sono più di 500 le “buone pratiche” che sono state mappate da NeXt e valutate sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale, esperienze virtuose dalla moda etica, all’agricoltura sociale, dalla bio cosmesi all’internet delle cose.
Una delle parole chiave della tre giorni è “generatività”. “Siamo soddisfatti della nostra vita e la stessa è ricca di senso se siamo generativi, se quello che siamo e facciamo lo riteniamo utile e d’impatto per uno solo o per tanti altri nostri simili”, spiega Leonardo Becchetti, docente di Economia Politica a Tor Vergata e direttore scientifico del Festival. “L’idea di generatività stravolgerà anche la nostra concezione di valore e di benessere. Che continuerà a poggiare sulla crescita economica che resta condizione necessaria ma non sufficiente”, aggiunge. Per Becchetti “l’economia che verrà, per essere generativa, deve rivoluzionare anche il concetto di politica”, perché “in società complesse come le nostre le soluzioni non possono arrivare dal binomio della mano invisibile del mercato e di quella visibile dei leader illuminanti. Ma passano anche dalla terza e quarta mano della cittadinanza attiva e delle imprese responsabili”. Proprio quelle su cui il Festival di Firenze intende accendere un faro.