Per la prima volta in Puglia, a Bari si sta celebrando nella sede del rettorato del Politecnico l’assemblea della rete delle Università per lo sviluppo sostenibile RUS – CRUI. “Un’iniziativa – ha detto il rettore del Politecnico, Eugenio Di Sciascio – che si sta affermando e che raggruppa ben 58 Università italiane su dei temi che sono di fondamentale importanza sia per le Università in particolare, ma soprattutto per il tessuto nel quale esse operano”. Un momento nazionale, quindi al quale partecipano rettori e delegati delle Università italiane che si propone con la seconda Assemblea nazionale, di continuare a riflettere sull’impegno degli Atenei per lo sviluppo sostenibile nell’ottica del rapporto tra Università e città per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu. Un impegno, che potrà consentire l’avvio di un processo di collaborazione per l’attuazione della Carta di Bologna per l’Ambiente, sottoscritta da Sindaci, rappresentanti delle Città Metropolitane riuniti a Bologna l’8 giungo 2017 in occasione dell’incontro dei Ministri dell’Ambiente dei Paesi del G7.
“La RUS – ha spiegato il rettore dell’Università di Bari, Antonio Uricchio – ha il compito di promuovere la sostenibilità all’interno del sistema universitario. Un modello fortemente voluto dalla conferenza dei rettori – ha continuato – che oggi celebra a Bari il suo appuntamento annuale anche alla vigilia di una stagione particolarmente importante, alla luce degli impegni internazionali assunti dal nostro Paese e dell’attività che il nuovo governo e il ministro Costa hanno avviato e che peraltro riguarda i temi dell’educazione ambientale come parte rilevante di questo impegno. L’Università – ha aggiunto – è il luogo naturale in cui la sostenibilità va promossa innanzitutto attraverso l’educazione ambientale. I giovani che la vivono e che soprattutto sono i migliori interpreti del futuro – ha sottolineato Uricchio – sono chiamati a praticare la sostenibilità e quindi è fondamentale il tema dell’educazione ambientale. Poi – ha continuato – c’è la ricerca scientifica che deve essere costruita in funzione di un mondo sostenibile. Una ricerca che opera in tutti i settori del sapere, perché l’ambiente consente di coniugare esperienze tecniche, scientifiche, la gestione delle risorse e in particolar modo anche i profili pedagogici e umanistici. E poi – ha ribadito il rettore – occorre anche un impegno della governance, delle istituzioni e credo che la nostra Università attraverso le politiche energetiche, le politiche di mobilità sostenibile, le politiche di realizzazione degli ambienti di luogo e di studio, l’attuazione della differenziata spinta si sia anche distinta nelle politiche ambientali. E il ranking delle Università sostenibili – ha concluso – colloca l’Università di Bari al terzo posto nel nostro Paese”.
“Sono d’accordo con il rettore Di Sciascio – ha detto Aurelia Sole, rettore dell’Università di Basilicata – quando parla del ruolo centrale dell’Università in queste attività. Sono particolarmente favorevole alle reti – ha sottolineato. Hanno messo in competizione gli Atenei – ha continuato – ma noi non siamo in competizione, perché siamo delle istituzioni pubbliche e quindi svolgiamo un lavoro all’interno dei territori . Per me – ha ribadito Sole – è importante che gli studenti si laureino, poi devono scegliere loro le facoltà i luoghi. Molti studenti del Sud vanno al Nord, ma on vanno al Nord, perché non trovano università di qualità nei nostri territori. Vanno al Nord, perché poi innescano un rapporto con questi territori per il lavoro, per il proprio futuro. Noi – ha concluso – dobbiamo lavorare per creare un futuro ai nostri giovani, nei nostri territori”. All’assemblea in diretta Skype, è intervento anche Lorenzo Fioramonti sottosegretario al Miur. “Ritengo che sia fondamentale – ha detto – che l’Università italiana divenga una sorta di volano delle eccellenze e delle innovazioni che esistono nel nostro Paese e che ne stimoli di ulteriori. Lo sviluppo sostenibile così come concepito dall’Onu – ha continuato – richiede una fondamentale inversione di tendenza del modo in cui abbiamo organizzato le nostre società, i nostri saperi e le nostre conoscenze. Non si tratta – ha spiegato – di una sorta di adattamento tecnologico o nuovo modo di vita”.
E’ proprio una rivoluzione culturale – ha sottolineato – a partire da una sorta di narrazione del modello di sviluppo contemporaneo. C’è bisogno – ha continuato – di un lavoro di innovazione e di creatività fondamentale, per fare sì – ha concluso – che i territori del futuro (l’argomento trattato dall’assemblea a Bari è ‘Il ruolo delle Università italiane per la città sostenibile’, ndr) siano sacche di benessere, piuttosto che sacche di malessere, come in molti casi sta già avvenendo”.