STARTUP HIGH TECH, LOMBARDIA LEADER

In Italia, quasi una startup ‘knowledge intensive’ su quattro nasce in Lombardia. Per la precisione, si tratta del 22,9%, per uno storico che tra il 2009 e il 2017 ha visto venire alla luce circa 20mila nuove realtà in questo settore. È quanto emerge dalla terza edizione del Booklet Startup del Centro Studi di Assolombarda, in collaborazione con il Politecnico di Milano, che analizza le nuove iniziative imprenditoriali, appartenenti a settori definiti ad ‘alta intensità di conoscenza’. Un risultato che quindi ha come termine di paragone non tanto il nostro Paese, ma le quattro regioni europee a maggiore vocazione produttiva: Baden-Wurttemberg e Baviera in Germania, Catalogna, in Spagna, e Rhone-Alpes, in Francia, che, con la Lombardia, rappresentano il 21,4% del totale delle startup KI nate nei 4 Paesi. 

La fetta lombarda su questo totale è pari al 4,5%, contro il 5% della Catalogna, il 4,9% della Baviera, il 3,5% del Rhone-Alpes e il 3,1% del Baden-Württemberg. 

“La Lombardia è uno dei centri produttivi più importanti d’Italia ma anche d’Europa” spiega Stefano Venturi, vicepresidente di Assolombarda con deleghe a Attrazione Investimenti, Competitività Territoriale, Infrastrutture per la Logistica e Trasporti, Startup, nonché presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia.

“Per questo, cinque anni fa  Assolombarda ha fatto partire un programma ambizioso con cui accogliere le start up molto innovative nella casa degli imprenditori: oggi su circa 6.000 associati, abbiamo quasi 400 start up innovative”. 

La rilevanza delle startup ‘knowledge intensive’ nel tessuto imprenditoriale regionale è tutt’altro che irrilevante: nel 2017 il fatturato realizzato è stato pari a 8,4 miliardi di euro, circa un terzo del totale nazionale, con 119 mila persone, un quarto del totale Italia. Dove invece la Lombardia può migliorare è il tasso di sopravvivenza: le startup nate a partire dal 2009 e sopravvissute a fine 2017 sono appena sopra all’80%, contro il 90% di Baden-Wurttemberg, Baviera e Catalogna. 

“Il tema della sopravvivenza lo dobbiamo affrontare con una visione americana – spiega Venturi -. Negli Stati Uniti, le startup vengono uccise se non crescono abbastanza velocemente, perché gli stessi capitali possono essere utilizzati per progetti ancora più disruptive. Qui da noi invece c’è la tendenza di continuare a finanziare progetti che languono. Il tema non è la sopravvivenza, in cui non siamo messi male, ma quanto le startup crescono verticalmente. Su quello abbiamo ancora tanto da fare”. Sono invece decisamente positivi i risultati della Lombardia sul tasso di acquisizione, la regione e’ in assoluto prima nel benchmark europeo. Le startup lombarde risultano infatti molto attrattive agli occhi degli investitori, tanto da registrare la quota più alta di startup acquisite, con il 3,1%.

“I numeri ci dicono che le aziende lombarde di settori come l’industria 4.0, l’industria manifatturiera della salute, l’industria creativa o il green, nascono e crescono rapidamente“ afferma Massimo Colombo, docente di Economia del Cambiamennto Tecnologico al Politecnico di Milano. 

“Uno dei problemi delle startup è non saper ‘scalare’ le proprie attività, ma in Lombardia ce la fanno e riescono ad avere uscite di successo, grazie a un mercato delle acquisizioni che inizia a funzionare come deve e consente agli imprenditori di rimettere in circolo le proprie conoscenze”.

 

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