Il Dipartimento di Fisica dell’Università Roma “Tor Vergata” ha partecipato a uno studio internazionale effettuato dal consorzio CARMENES, che ha portato alla scoperta di due nuovi pianeti extrasolari in orbita attorno alla stella Teegarden, con un periodo rispettivamente di 4,9 e 11,4 giorni. Questi due pianeti hanno una massa simile a quella della Terra e una temperatura sufficientemente temperata da permettere la presenza di acqua liquida sulla loro superficie. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Astronomy & Astrophysics.
A una distanza di appena 12,5 anni luce, nella costellazione dell’Ariete, la Stella Teegarden è la ventiquattresima stella più vicina al sistema solare ed è una delle più piccole nane rosse conosciute. Sebbene sia molto vicina, la temperatura di questa stella è di appena 2660°C (il Sole ha una temperatura di 5500°C), e se confrontata con il Sole, la sua luminosità è 1500 volte più debole e la sua massa è 10 volte più piccola.
(ITALPRESS) – (SEGUE).
“Proprio per questo motivo, la stella Teegarden è rimasta sconosciuta per un lungo tempo, finché non fu scoperta nel 2003 sulla base di dati presi per localizzare asteroidi – spiega Luigi Mancini, Dipartimento di Fisica di Roma ‘Tor Vergata’ e tra gli autori della scoperta -. I due nuovi pianeti sono stati rivelati utilizzando la tecnica Doppler, che consiste nel monitorare frequentemente la luce emessa dalla loro stella genitrice e misurarne la variazione della sua velocità radiale, cioè della componente della sua velocità rivolta verso l’osservatore sulla Terra”. I risultati di questa ricerca, a cui hanno partecipato numerosi istituti stranieri, tra cui l’Università di Gottingen, l’Istituto d’Astrofisica dell’Andalusia, l’Istituto delle Scienze Spaziali della Catalogna e l’Istituto Max Planck per l’Astronomia di Heidelberg, sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Astronomy & Astrophysics con il titolo “The CARMENES search for exoplanets around M dwarfs. Two temperate Earth-mass planet candidates around Teegarden’s Star”.
Un pianeta che ruota intorno a una stella induce su quest’ultima una variazione periodica del suo moto, provocando un debole effetto Doppler sulla luce della stella, che può essere misurata con una precisione fino a circa 1 metro al secondo, equivalente, cioè, alla velocità di un uomo che fa una passeggiata. I pianeti di piccola taglia producono un segnale Doppler estremamente piccolo, che può essere difficilmente rivelato anche con gli strumenti più precisi. Tuttavia, nel caso delle nane rosse, come appunto la stella Teegarden, le misure sono decisamente più facili. Infatti, un pianeta che ruoti attorno a una stella nana rossa con un periodo orbitale di pochi giorni, provoca una variazione della velocità radiale della propria stella che è molto maggiore rispetto al caso in cui lo stesso pianeta ruotasse intorno ad una stella di massa più grande, come il Sole, e a una distanza simile alla distanza della Terra dal Sole.
“La Stella Teegarden è stata selezionata proprio per questo motivo e osservata per circa tre anni per misurare la sua velocità radiale con estrema precisione grazie allo spettrografo ad altissima risoluzione CARMENES (Calar Alto high-Resolution search for M dwarfs with Exoearths with Near-infrared and optical Échelle Spectrographs) – aggiunge Luigi Mancini -. Oltre 200 misure Doppler della stella Teegarden sono state necessarie per rivelare la presenza di almeno due segnali, ovvero due nuovi esopianeti: Teegarden’s Star b e Teegarden’s Star c”.
Sulla base di queste misure, i ricercatori del Consorzio CARMENES hanno dedotto che il pianeta b ha una massa simile a quella della Terra, orbita attorno alla stella ogni 4,9 giorni a circa il 2,5% della distanza Terra-Sole. Anche il pianeta c è simile alla Terra in termini di massa, completa la sua orbita in 11,4 giorni e si trova al 4,5% della distanza Terra-Sole. Poiché la Stella di Teegarden irradia molta meno energia del nostro Sole, le temperature su questi due pianeti dovrebbero essere miti e in teoria potrebbero trattenere acqua liquida sulle loro superfici, in particolar modo il pianeta c, che è il più esterno dei due.
“Questo tipo di pianeti costituiscono i target principali da studiare per le missioni dei futuri telescopi spaziali, volti alla ricerca della vita oltre il nostro Sistema Solare”, conclude Luigi Mancini dell’Università Roma “Tor Vergata”.