“I lavoratori completamente in nero individuati a seguito di attività ispettiva dal 2014 al 2018 sono 294.000. Per loro, dopo i controlli e le sanzioni contro chi li sfruttava, mancano politiche e misure per accompagnarli verso percorsi di occupazione legale e tutelata. Occorre intervenire su questo fronte e le agenzie per il lavoro sono disponibili a fare la propria parte per favorire il buon esito di una politica dedicata all’emersione”. Così Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro, nel corso dei lavori dell’assemblea dedicata al valore del lavoro legale. Nel corso della giornata – aperta dall’intervento di Riccardo Fuzio, procuratore generale della Cassazione – gli addetti del settore si sono interrogati su quali politiche possano favorire la promozione dell’occupazione tutelata e il contrasto al lavoro irregolare. Secondo le stime presentate dall’associazione, sono oltre 3 milioni gli occupati in maniera irregolare, mentre il mancato gettito nel 2016, secondo il Mef, è stato dell’ordine di 16,5 miliardi tra imposte dirette e contributi evasi.
Fuzio, nel proprio intervento, ha citato i casi di imprenditori illuminati come Adriano Olivetti, ricordando come gli articoli 1, 3 e 36 della Costituzione siano un punto di partenza per rivendicare un mercato del lavoro più equo e attento ai diritti dei lavoratori. “Il lavoro nero rappresenta ancora oggi una percentuale significativa per una parte dei lavoratori. I meccanismi di sfruttamento sono oggi particolarmente raffinati, ad esempio con un uso molto ampio del part time”, oppure attraverso “l’imposizione di clausole capestri”, ha avvisato Raffaele Cantone, intervenuto tramite un video messaggio all’assemblea di Palazzo Montemartini. Al dibattito hanno preso parte anche Patrizia Fulgoni, vice-presidente di Assolavoro, Leonardo Alestra, capo ispettorato nazionale del lavoro e Monsignore Samuele Sangalli, docente di etica delle professioni all’Università Luiss.