CANNES, MATTOTTI RACCONTA INVASIONE ORSI IN SICILIA

Marciano sulla Croisette gli orsi siciliani di Buzzati e Mattotti, prendendo la montée des marches parallela, quella della competizione del Certain Regard e incantando il pubblico di Cannes 72 con la forza di una antica fiaba sospesa tra apologo sull’ambiguità umana e metafora sui destini dell’Europa e del mondo. Quando fu scritto da Dino Buzzati, nel 1945, per essere pubblicato a puntate sul Corriere dei Piccoli, “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” divenne subito un successo, ma non ebbe vita troppo facile perché sembrava parlare troppo direttamente di quei tempi: la città degli uomini ricordava troppo Berlino e gli orsi non erano da meno. Poi, quando alla fine degli anni ’50 Buzzati lo riprese e lo completò, qualcuno vi lesse invece una metafora del terrore d’invasione comunista…

Tutte letture che a Mattotti interessavano poco. E infatti ciò che resta oggi è una fiaba che parla sì del potere, ma soprattutto della capacità di instaurare un rapporto di fiducia tra gli esseri, sulla relazione tra le civiltà e la natura, sul bisogno di confrontarsi a cuore aperto con gli altri. Ed è su questo versante che Lorenzo Mattotti si è impegnato nel lungo lavoro, durato sei anni, che ha condotto sul testo di Buzzati, consegnandoci ora un film d’animazione che è perfettamente coerente sia con la poetica buzzatiana sia con il suo stile di disegnatore. Eccola dunque la storia di Leonzio, il Grande Re degli Orsi, che per ritrovare il figlio Tonio decide di condurre a valle il suo popolo, verso il regno degli uomini governato dal vanitoso e malvagio Granduca. Le sue intenzioni sarebbero pacifiche, ma la reazione violenta dei soldati lo porta a conquistare la città e a instaurarvi un regno giusto e felice di pacifica convivenza, potendo contare anche sull’aiuto del mago De Ambrosiis e sulla vicinanza del ritrovato Tonio, che era finito a fare l’equilibrista in un circo. Non tutto però va per il verso giusto, perché i regni felici non esistono e la corruzione delle anime è sempre in agguato, sicché la convivenza tra uomini e orsi mette in moto ambizioni, tradimenti, gelosie e soprattutto l’incomprensione tra Leonzio e Tonio, tutte cose che porteranno a gravi conseguenze.

Mattotti lavora sul suo solito stile fortemente inventivo, basato su linee e cromatismi netti e precisi, poco sfumati ma capaci di rendere il doppio fondo tra mondo reale e accensioni visionarie con una incredibile capacità affabulatoria e simbolica. Non mancano i rimandi figurativi d’epoca, come quelli all’espressionismo tedesco che emergono da alcuni fondali e soprattutto dal disegno del mago De Ambrosiis, ma ciò che colpisce del film è la forza immaginifica che tiene insieme le grandi scene di massa e il gioco di relazione tra i personaggi. Si impongono le sequenze fantastiche, come gli scontri di massa tra gli orsi e il Gatto Mammone o il temibile Serpente Marino, o le accensioni notturne sulla presenza degli spiriti degli orsi morti. Mattotti insomma crea un universo figurativo concreto e fantastico allo stesso tempo, tenendo fede alla portante simbolista e metafisica del suo stile, grazie alla quale dialoga apertamente con lo spettatore di ogni età, attivando la sua fantasia e preferendo “lasciargli la possibilità di evocare e arricchire il proprio immaginario, la propria visione personale”, dice Mattotti: “Sono cresciuto così, tutti gli autori che mi hanno appassionato sono quelli che mi hanno lasciato sognare e immaginare a modo mio, che mi hanno arricchito attraverso l’immaginazione”.

Il lavoro di adattamento del testo di Buzzati è stato del resto lungo e articolato, Mattotti ha cercato la collaborazione di due sceneggiatori francesi non soliti al cinema di animazione, Thomas Bidegan e Jean-Luc Fromental, con i quali ha cercato di circoscrivere la narrazione su alcuni personaggi più focalizzati rispetto a quanto accade nella fiaba di Buzzati, immaginando anche la cornice offerta dal cantastorie Gedeone e dalla sua piccola assistente Almerina, che punteggiano la narrazione rievocando gli eventi per il Vecchio Orso trovato nella caverna.
Il tutto retto poi dalla recitazione affidata ad attori come Toni Servillo, che dà voce a Leonzio, Antonio Albanese, che è il cantastorie Gedeone, Corrado Guzzanti che è Salnitro e persino Andrea Camilleri, che interpreta il Vecchio Orso al quale viene raccontata la storia. Il film, che è una coproduzione italo-francese, sarà distribuito in Italia da Bim, presumibilmente in contemporanea con l’uscita francese, che è fissata a fine ottobre.

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