Un contratto di comunità, ispirato all’articolo 46 della Costituzione, che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende. È la proposta che l’Ugl sta mettendo a punto con la collaborazione di esperti e giuslavoristi. Il segretario generale del sindacato, Paolo Capone, ne ha parlato nel corso di un forum all’ITALPRESS.
“Il modello è tripartito – ha spiegato Capone -: lavoratori, aziende ed enti locali. Gli enti locali sarebbero coinvolti nella gestione degli ammortizzatori sociali e dei servizi ai lavoratori, riorganizzando così anche il welfare su base territoriale. Oltre a un contratto collettivo nazionale che stabilisce il salario minimo e i diritti inalienabili, come quello alla sicurezza e alle ferie, ci sarebbe un contratto di secondo livello per una maggiore produttività, che può essere la molla per una maggiore redditività per i lavoratori. Lo possiamo fare solo se ogni singola azienda si organizza al suo interno con la migliore produzione possibile, questo non si può fare con il contratto nazionale”, ha concluso il leader dell’Ugl.