Palermo per tre giorni capitale mondiale della dieta mediterranea. Dal 15 al 17 maggio, in cinque location diverse – il teatro di Santa Cecilia, la Galleria d’Arte Moderna, l’Archivio storico comunale, Palazzo Comitini e Palazzo delle Aquile – il capoluogo siciliano ospiterà la seconda conferenza mondiale sulla rivitalizzazione della Dieta mediterranea.
Tema dell’appuntamento sarà “Strategie verso sistemi alimentari più sostenibili nella regione mediterranea. La dieta
mediterranea come leva per colmare il consumo e la produzione di cibo in modo sostenibile e sano”. Ad anticiparne i contenuti, in un’intervista all’Agenzia Italpress, è Sandro Dernini, delegato Fao e uno dei coordinatori dell’evento organizzato dal Forum delle Culture del Mediterraneo e dal CIHEAM-à Bari, con la collaborazione di svariati Enti nazionali e internazionali.
“Parliamo di rivitalizzazione perchè la dieta mediterranea è tanto buona ma nessuno la segue – dice Dernini – Si è pensato di sviluppare una strategia mostrando i molteplici benefici, non solo quello più conosciuti sulla salute, ma anche quelli legato alla sostenibilità. Abbiamo iniziato a pensare – prosegue – che oltre ad avere un beneficio per la salute, e sappiamo molto bene quali siano i costi di malattie come sovrappeso, obesità, mancanza di vitamine e minerali, si possa anche portare un concetto legato al benessere complessivo, economico, sociale e culturale”.
Diciotto le sessioni tematiche che verranno sviluppate nella tre giorni palermitana: al termine sarà redatto un documento tecnico. “Affronteremo temi che sembrano molto lontani tra di loro – osserva Dernini -. Dalla migrazione alla scarsità idrica, dall’erosione della biodiversità, alla perdità di identità”.
E ancora: malnutrizione, pesca e agricoltura sostenibile, lezioni e confronti con altri sistemi alimentari. “La nostra ricchezza è la diversità, e il punto di partenza è che il Mediterraneo deve tornare a essere un mare che unisce. Le diversità del Mediterraneo si incontrano e si riconoscono nella dieta mediterranea, che – conclude Dernini – non è semplicemente un brand da vendere”.