Nel 2017 il Pil pro capite italiano, valutato ai prezzi di mercato, è aumentato per il terzo anno consecutivo (+4,1% in termini reali la crescita complessiva nel triennio 2015-2017), ma in valore assoluto non ha recuperato il valore del 2011 (26.427 euro a fronte di 26.869). Misurato in standard di potere d’acquisto (per un confronto depurato dai differenti livelli dei prezzi nei vari Paesi), risulta inferiore a quello medio dell’Ue dal 2013. E’ quanto emerge dal Rapporto Noi Italia realizzato dall’Istat.
Aumenta nel 2017 la quota dei consumi finali sul Pil (79,4%) e si mantiene più elevata rispetto alla media Ue28 (75,7%) e ai principali Paesi dell’area. La quota degli investimenti sale al 17,6%, ancora inferiore alla media europea (20,2%).
Il nostro Paese si conferma al quarto posto nella graduatoria europea per esportazioni mondiali di merci (2,92% la quota di mercato nel 2017). Per il quarto anno consecutivo cresce la presenza di operatori commerciali italiani nell’area Ue (oltre 162 mila). Il contributo principale alle vendite italiane sui mercati esteri proviene dal Nord-ovest e dal Nord-est.
Nel 2018 l’inflazione al consumo si conferma all’1,2%. La dinamica territoriale è in linea con il dato nazionale in quasi tutte le ripartizioni. A livello europeo, l’inflazione italiana si conferma inferiore a quella media dei Paesi Ue (7 decimi di punto in meno).
Con 13,9 mila euro per abitante, nel 2017 il nostro Paese presenta livelli di spesa delle Amministrazioni pubbliche inferiori alla principali economie dell’Unione europea: tra queste, solo la Spagna spende meno dell’Italia.
A livello regionale (dati 2016) Molise, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta detengono il primato della maggiore spesa statale per abitante, con un valore superiore a 11 mila euro; in coda alla graduatoria Campania, Veneto, Puglia e Lombardia con una spesa per abitante di poco superiore agli 8.000 euro.