AUTONOMIA, DE LUCA “COSÌ DEVASTANTE PER SUD”

“Se dovesse andare avanti un percorso di autonomia differenziata con i contenuti che abbiamo letto sulla stampa è evidente che noi andiamo a rompere l’unità nazionale e abbandoniamo il Sud al suo destino. Non accetteremo che questo percorso vada avanti, nel qual caso come primo atto presenteremo ricorso alla Corte costituzionale e chiameremo i cittadini alla mobilitazione e alla lotta nello spirito di un nuovo Risorgimento”. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso di una conferenza a Palazzo Santa Lucia a Napoli, ribadisce che il progetto sull’autonomia differenziato così come viene presentato “è un progetto devastante” alimentato da “un contradditorio disordinato” che fa leva “sulla mancanza di consapevolezza sul tema da parte dei cittadini”, per cui “bisogna fare di tutto per bloccare questo processo”.

“Non accetteremo che si vada avanti senza spiegare all’Italia la realtà dei conti nel rapporto Nord-Sud. Serve una operazione verità, che ancora non è stata fatta. Dobbiamo spiegare bene ai cittadini – incalza il governatore -, qual è il riparto vero delle risorse: quanti sanno che la Campania sulla sanità è la regione che riceve meno dal Fondo sanitario nazionale. Quanti sanno che i dipendenti pubblici nel Sud non solo quella caterva che si immagina, ma sono una quantità ridotta rispetto ad altre regioni del Centro-Nord. E così via sulle altre materie. Poi, a partire da alcuni punti di principio, avviare col governo un ragionamento serio, non affrettato, sgangherato, contradditorio, come quello che è stato avviato in questi mesi, e dove ci dovranno dire se l’unità nazionale è un valore irrinunciabile o no, penso a materie come la scuola, l’educazione, la sicurezza, la difesa. Ci dovranno dire se l’Italia vuole recuperare il divario Nord-Sud si o no. Se è si allora le scelte devono essere conseguenti, altrimenti noi diciamo chiaramente no a questo progetto”.

Teme una sorta di Brexit interna? Chiedono i giornalisti. “Direi di no”, risponde De Luca, “anche fra le Regioni del Nord c’è una posizione differenziata: l’Emilia ha una posizione diversa dal Veneto. La Lombardia ha una posizione di forte consapevolezza dei problemi di equilibrio. Quindi noi siamo interessati a dialogare con tanti amici del Nord, a cominciare dal presidente Fontana, persona amica e corretta. Siamo convinti che se presentiamo il volto di un Sud serio e rigoroso ci possiamo capire, perchè a volte quello che pesa è il volto di un Sud cialtrone che fa innervosire quelli che in altre parti d’Italia producono ricchezza e reddito, che poi magari viene dilapidato nelle regioni del Sud. Allora presentiamoci a testa alta, accettiamo la sfida del rigore e dell’efficienza però per carità di Patria l’Italia è l’Italia, e come ho detto a Milano l’Italia non è più l’Italia senza il peso e il contributo di Milano e di Napoli insieme”. Il M5s dice che saranno loro a garantire il Mezzogiorno nella sfida del regionalismo differenziato?, domanda ancora un cronista. “Lei è l’ultimo in Italia che ancora crede alle favole. I Cinque stelle sono silenti, addirittura in letargo su questo tema”, risponde il governatore. Lunedì intanto, dice De Luca, ci sarà una riunione dei gruppi parlamentari del Pd per una discussione di merito sul tema. Anche con le altre Regioni del Sud – prosegue – sarà necessario raccordarci, perchè credo che su questo tema ci sarà nel Mezzogiorno una mobilitazione crescente”.

Il governatore critica poi la sottovalutazione che sul tema c’è stato non solo nel dibattito nazionale ma anche in sede di Conferenza delle Regioni. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Luca Bianchi (Svimez) che ha sottolineato che con questo progetto di federalismo differenziato “si vuole creare un dualismo economico introducendo un dualismo istituzionale che mira a liberare il Centro-Nord dal fardello del Mezzogiorno. Un approccio inadeguato costituzionalmente a risolvere i problemi del Paese”. Anche per l’economista Gianfranco Viesti, intervenuto via Skype, “questo tema così rilevante necessita di una attenta ed approfondita discussione nella società e poi in sede parlamentare, se il Paese vuole davvero riflettere sul suo futuro”.

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