Dominik Paris è campione del mondo. Ad Are, l’oro del superG va al fuoriclasse italiano e a vederlo in pista viene da chiedersi come sia possibile che sia soltanto la sua fantastica prima volta. Come aveva già dimostrato in questa stagione, con il doppio trionfo di Bormio e lo show in discesa a Kitzbuehel, ‘Domme’ conferma di essere il numero uno della velocità nello sci alpino. Senza rivali. Perché è vero che vince soltanto con nove centesimi di vantaggio sul francese Johan Clarey (a 38 anni il più vecchio medagliato di sempre) e sull’austriaco Vincent Kriechmayr, argento ex-aequo, ma lo è altrettanto che la sua gara è stata “sporcata” da un piccolo errore nel finale che gli ha fatto perdere qualche centesimo di troppo e lo ha costretto a soffrire aspettando man mano che i suoi avversari venissero giù. Il 29enne carabiniere bolzanino, partito con il pettorale numero 3 come aveva fatto ieri Sofia Goggia, è stato spaziale nella parte centrale del tracciato: oggi al mondo non esiste nessun atleta capace di far volare gli sci quanto lui, che ha nella scorrevolezza il suo punto di forza. A questo aggiunge la ricerca della linea perfetta e quasi sempre la trova. Anche in alto non è stato il migliore, al punto da avere solo il settimo tempo al primo intermedio, poi col passare delle porte ha aumentato la propria velocità e nessuno è stato in grado di raggiungerlo. Il sospiro di sollievo più grande l’ha tirato dopo l’uscita del campione olimpico in carica Matthias Mayer, che era passato in testa al secondo intermedio con 12 centesimi di vantaggio sull’azzurro, ma dopo il salto ha “dimenticato” una porta e ha buttato al vento una gara fino a quel momento perfetta. Buon per Paris, ovviamente, ma un campione è anche chi non sbaglia. Oggi l’hanno fatto in molti: Jansrud e Svindal erano acciaccati e sono finiti fuori dalla top ten, lontanissimi dall’azzurro, così come l’altro norvegese Kilde (tra i migliori nella stagione) e Beat Feuz, che quest’anno in superG non riesce a rendere. Fino ad ora Paris aveva conquistato una sola medaglia ai Mondiali, l’argento in discesa a Schladming nel 2013. Se il primo oro arriva soltanto oggi è perché, come ha spiegato più volte nel corso della stagione, l’esperienza lo ha aiutato a maturare e a cancellare gli alti e bassi del passato, tra una gara e l’altra e nella stessa gara. Poi, ovviamente, la consapevolezza della propria forza fa tanto. Paris è arrivato ad Are con grande fiducia in se stesso, sapendo di essere il più forte, e in pista l’ha dimostrato, non facendosi distrarre neppure dal caos dei voli aerei che l’ha costretto ad arrivare in Svezia di notte dopo un viaggio lungo un giorno. Peccato che con lui sul podio non ci sia Christof Innerhofer, l’ultimo italiano che prima di Paris era stato capace (nel 2011) di diventare campione del mondo. Il quarto posto è beffa dopo una gara quasi perfetta, nella quale, come sempre, l’altoatesino conferma di essere tecnicamente tra i migliori del Circo bianco. Purtroppo non basta perché nella parte centrale ‘Inner’ perde terreno e alla fine chiude a 35 centesimi da Paris e a 26 dalla coppia Clarey-Kriechmayr. La grande prova di squadra dell’Italia è arricchita anche dall’ottavo posto di Mattia Casse, che parte con il numero 30 ma fa una gara alla pari dei migliori, contenendo il ritardo a 50 centesimi. Finisce fuori, invece Matteo Marsaglia, ma tutto sommato può festeggiare anche lui. Avrà la discesa di sabato per rifarsi personalmente, ora può brindare al trionfo di Paris.
PARIS STELLARE, SUO L’ORO MONDIALE IN SUPER G
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