SALINI IMPREGILO CELEBRA L’IMPRESA DI ABU SIMBEL

Fu un’impresa faraonica quella compiuta da migliaia di ingegneri, archeologi e semplici operai, che lungo tutti gli anni Sessanta salvarono tutto ciò che potevano dal bacino oggi occupato dalle acque del lago Nasser. La regione della Nubia, a cavallo tra Egitto e Sudan, cambio faccia quando l’acqua del Nilo inizio a riempire un’area grande quasi quanto il Piemonte, una volta ultimata la diga di Assuan. L’Italia in quel progetto che costò complessivamente quasi un miliardo di euro, e che fu coordinato dall’allora neonata Unesco, ebbe un ruolo centrale, poiché Impregilo coordinò il salvataggio di due templi ad Abu Simbel. Per celebrare i 50 anni di quello storico salvataggio, Salini Impregilo ha valorizzato i materiali raccolti nel suo archivio dando alle stampe il volume fotografico “Nubiana”, che è stato presentato al Museo Egizio di Torino alla presenza di Pietro Salini, Ad di Salini Impregilo, Christian Greco, direttore del Museo Egizio, Ana Luiza Thompson-Flores, direttore regionale per l’Unesco.

Lo spostamento dei templi di Abu Simbel, al quale Impregilo prese parte, impiegò 40 milioni di ore di lavoro e 2.000 uomini da 50 paesi, in poco più di 1.100 giorni.

“Lo smontaggio con il successivo rimontaggio in un luogo diverso, e la perfetta ricostruzione morfologica dei terreni circostanti, fu senz’altro qualcosa di visionario, che ha rappresentato una nuova frontiera per il nostro settore, ed ha soprattutto dimostrato al mondo che era possibile far convivere il progresso con il salvataggio di patrimoni dell’umanità”, ha ricordato Pietro Salini, che ricorda “questa incredibile operazione con grande ammirazione”. Per realizzarla vennero sezionati due templi pesanti rispettivamente 265.000 e 55.000 tonnellate, i pezzi furono posizionati in una enorme area deposito di 44mila metri quadrati, prima di essere rimontati 280 metri più all’interno e 65 metri più in alto rispetto alla loro sede originaria. Eretti più di 3.000 anni fa, per celebrare la potenza del grande faraone Ramesse II, oggi sono una delle mete turistiche più frequentate in Egitto.

Il volume, edito da Rizzoli, raccoglie i contributi di eminenti studiosi del museo torinese, ed è articolato in due sezioni, divise dai preziosi acquerelli del taccuino di viaggio in Egitto di Stefano Faravelli. 

La prima sezione narra la storia dei templi, descrive la figura del grande faraone Ramesse II e della moglie Nefertari, degli dei egizi e degli archeologi che scoprirono le meraviglie della Nubia. La seconda sezione racconta le delicate fasi di smontaggio e rimontaggio in sicurezza dei tempi. Il libro raccoglie 250 immagini e offre la possibilità di accedere a contenuti multimediali inediti dell’archivio fotografico e multimediale del Gruppo Salini Impregilo, che raccoglie 1 milione e 250 mila le foto e 700 i video. “Nubiana” rappresenta l’ultima delle opere rese possibili grazie al patrimonio iconografico dell’archivio. “Quando sono partito avevo 26 anni ed ero il più giovane nel cantiere di Abu Simbel”, ha raccontato Luciano Paoli, uno dei protagonisti della grande avventura internazionale. Un testimone inedito che dalle cave di Carrara fu chiamato a sezionare i templi di Abu Simbel. “Affidarono quel compito ai marmisti di Carrara – spiega – perché eravamo considerati i migliori al mondo”.

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]