MAFIA E MEMORIA, UN’INSTALLAZIONE PER PALERMO

Il presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, Emmanuele F.M. Emanuele ha donato alla citta’ di Palermo una installazione, collocata all’interno dei giardini della Biblioteca Comunale di Casa Professa, luogo in cui Paolo Borsellino nel 1992, poco prima di essere ucciso, tenne il suo ultimo intervento in occasione di un dibattito. Si tratta di “Genealogia di Damnatio Memoriae, Palermo 1947-1992”, delle artiste Goldschmied & Chiari.

Alla cerimonia erano presenti il sindaco, Leoluca Orlando; l’assessore alla Cultura, Andrea Cusumano; la direttrice del Servizio Sistema Bibliotecario Spazi Etnoantropologici e Archivio Cittadino, Eliana Calandra.

L’iniziativa rientra nell’ambito del Progetto “Fondazione Cultura e Arte per Ballaro'”.

Il lavoro delle due artiste e’ stato prodotto in occasione della mostra ‘Foresta Urbana’, voluta dal mecenate Emmanuele F.M. Emanuele. 

“Sono lieto di essere riuscito a realizzare, almeno in piccola parte, quella che era la mia idea originaria quando immaginai la mostra ‘Foresta Urbana’, inaugurata lo scorso ottobre a Piazza Bologni ed al Museo Riso – sottolinea Emanuele -. Come ebbi modo di dire in quell’occasione, il mio intento era quello di disseminare opere d’arte nei quartieri piu’ degradati della citta’, portando il ‘bello’ fuori dalle mura dei musei per regalarlo alla popolazione, quale germoglio di speranza e simbolo di futura rinascita. In questo mio percorso ho incontrato innumerevoli difficolta’, ma anche – di contro – l’appoggio fattivo del Sindaco Orlando, che sinceramente ringrazio – aggiunge il mecenate -, e nonostante non sia riuscito a portare a termine il mio progetto originario, oggi comunque il tessuto urbano di Palermo si arricchisce, grazie alla Fondazione Cultura e Arte ed alla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che mi onoro di presiedere, di due nuove opere d’arte che entreranno a far parte della quotidianita’ dei cittadini, di tutti, senza esclusione alcuna”. 

L’installazione “Genealogia di Damnatio Memoriae, Palermo 1947-1992”, è costituita da due alberi intagliati dove la genealogia familiare viene sostituita da una genealogia politica: quella costituita dai nomi delle vittime, dalle date, e dai luoghi degli omicidi e delle stragi di mafia avvenuti nell’area di Palermo, da Portella della Ginestra alla strage di Via d’Amelio, e di cui sono stati vittime uomini di Stato: magistrati, poliziotti, carabinieri e politici. 

Le date ed i luoghi degli avvenimenti sono intagliati su tronco e  rami, utilizzando i caratteri delle genealogie dinastiche. La forte connotazione dell’opera, legata alla memoria, e’ confermata dalla sua collocazione in un luogo particolarmente simbolico, quale l’atrio della Biblioteca Comunale, nel quale Paolo Borsellino nel 1992 partecipo’ al suo ultimo dibattito.

L’espressione latina ‘Damnatio Memoriae’, indica un tipo di condanna in uso nell’antica Roma, secondo la quale il condannato era punito con l’eliminazione di tutte le memorie e i ricordi che lo riguardavano, attraverso uno strumento familiare come l’albero genealogico. Questa cronologia parziale ha permesso di rappresentare le stragi e gli omicidi come una linea di sangue comune che accomuna la collettivita’ nella memoria e nell’oblio. I due alberi, realizzati per la Citta’ di Palermo, sono delle opere inedite della serie delle Genealogie di Damnatio Memoriae, iniziate dalle artiste nel 2009.

Una seconda installazione – l’opera dell’artista Luca Vitone, dal titolo Vuole canti -, sara’ collocata nella Piazza Bellini. L’opera, concepita anche questa in occasione della mostra Foresta Urbana, vuole essere un dialogo tra opera d’arte e tessuto urbano, un confronto con la piazza, le sue architetture storiche. E’ la continuazione, nel tempo e nel territorio, di un lavoro che l’artista ha realizzato per la prima volta a Trento nel 2009, in occasione della riapertura della Galleria Civica.

Vitone ha studiato le caratteristiche botaniche di diciotto alberi di specie diverse, analizzandone sia gli aspetti scientifici che le narrazioni antropologiche e mitologiche ad esse connesse. A ciascuna pianta ha associato un artista contemporaneo italiano della medesima generazione, che ha condiviso con l’artista genovese tappe di un percorso culturale partito dagli esordi della carriera e basandosi su affinita’ ideali, di costituzione o di atteggiamento. 

Metafora del tempo e dell’esistenza, l’opera testimonia l’essenza del luogo, e porta la traccia di un itinerario immaginario nel quale si incrociano i percorsi di vita di 18 autori i cui nomi sono celati da un anagramma. 

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]