“No stereotipi. sviluppiamo parità”, è stato il tema del bando promosso dalla Consulta femminile della Regione Campania, rivolto agli studenti dell’Accademia e delle Università della Campania, per sollecitare gli studenti a realizzare dei video, dei spot, sulla parità di genere. Stamane, presso il Consiglio regionale, la premiazione dei lavori vincitori. “Abbiamo pensato che per vincere questa sfida nel contrastare la violenza sulle donne l’unico sistema era quello di agire a livello culturale, coinvolgendo gli studenti per spronarli ad affrontare il tema degli stereotipi di genere, che non devono essere contrapposti ma trovare un loro equilibrio e una loro unità”. Elena Sofia Venezia dell’Università di Salerno, tra i premiati, dice: “Lo spot che abbiamo presentato è ‘ritratto di donna’: abbiamo voluto affrontare il tema del bando mettendo in rilievo il valore della formazione e della competenza di un leader nel superare le barriere legate all’appartenenza al genere femminile”. Una sua collega, Chiara Galardo dell’Università Federico II, aggiunge: “abbiamo trattato il tema con uno sfondo sportivo, in cui abbiamo fatto emergere la figura di questa ragazzina calciatrice all’interno di una squadra maschile, per demonizzare appunto le differenze tra uomo-donna, e valorizzare la parità di genere”.
Loredana Raia, consigliera regionale della Campania per le pari opportunità, afferma: “Continuiamo a rivolgerci agli studenti perchè sono loro la classe dirigente di domani. In questo concorso abbiamo voluto affrontare il tema degli stereotipi, che sono una rappresentazione che le persone utilizzano per conoscere la realtà e interpretarla, e a volte diventano pericolosi, penso quando si passa dallo stereotipo al pregiudizio”. Raia commenta poi la vicenda del bimbo ucciso a Cardito, in provincia di Napoli, dal compagno della madre, e dice: “Non abbiamo ancora il quadro completo di ciò che è accaduto, ma da quello che riusciamo a conoscere fino a oggi siamo di fronte ad uno spaccato classico di una donna che ha un compagno dal quale dipende totalmente soprattutto economicamente, e finisce per essere non libera, non solo nella difesa dei figli ma nella incapacità a denunciare violenza e soprusi. Di questo le istituzioni si devono fare carico, ma ovviamente queste situazioni devono essere conosciute. Noi – prosegue – stiamo cercando di rivolgerci alle nuove generazioni perchè sono i giovani che devono avere il compito di modificare questa società che oggi noi come adulti stiamo provando con grandi sforzi a cambiare, perchè siamo anche noi figli di quella cultura degli stereotipi che, seppure da donne, cerchiamo ogni giorno di contrastare”.