“Forse bisogna cominciare a parlare con più franchezza: tutti. E dirci che ormai l’Europa è un po’ nuda. La vuota retorica europeista non basta più”. Lo afferma in un colloquio con il Corriere della Sera il premier Giuseppe Conte, di ritorno dal World Economic Forum di Davos.
In merito a Francia e Germania, Conte sottolinea: “I nostri alleati non possono pensare che ce ne stiamo seduti a tavola in silenzio, a sottoscrivere decisioni prese dagli altri. Perché devo partecipare a un vertice se hanno già fatto tutto? Mesi fa, a giugno, quando alla fine di un summit europeo mi comunicarono che una mediazione era stata raggiunta, li tenni bloccati per ore. E spiegai al presidente francese Macron e alla cancelliera Merkel che se non era raggiunta in mia presenza, la mediazione per me non valeva…”. “Il mio governo non vuole uscire dall’euro, non vuole attaccare le istituzioni europee. E ho chiesto piuttosto che l’Italia non sia lasciata sola. L’ho detto perché è l’unico modo per volere bene davvero al nostro continente”, puntualizza il premier.
Conte affronta il tema del seggio permanente all’Onu: “È dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso che abbiamo aderito all’idea di attribuire un seggio all’Unione Europea, e non a uno degli Stati membri. E invece, qualche giorno fa ci siamo ritrovati con la firma del trattato di Aquisgrana tra Berlino e Parigi. Il seggio permanente alla Germania, in quel Trattato, è indicato come una priorità…”. Una provocazione? “No, è un impegno giuridico, e un obiettivo di politica estera che emargina l’Europa”, evidenzia il presidente del Consiglio.
“Non si era detto sempre di darlo all’Europa? Ma allora ci state prendendo in giro – afferma -. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu risponde a un’architettura per la quale i posti con diritto di veto andavano ai vincitori della Seconda guerra mondiale. La Germania la guerra mondiale l’ha vinta o l’ha persa?”. Conte denuncia “una retorica europeista che nasconde il perseguimento di interessi nazionali. La verità è che abbiamo colto Germania e Francia con le dita nella marmellata”. Poi si sposta sul fronte economico: “Vi pare normale che mentre tutti si consolidano e noi siamo invasi da aziende straniere, una volta che Fincantieri si muove interviene l’antitrust francese per cercare di bloccare l’operazione? Queste cose dobbiamo dirle, e a voce alta. Se non interveniamo, avremo una responsabilità storica per avere taciuto”.