Ai polacchi l'Italia porta bene. Precisamente porta soldi. E non più a livello di sopravvivenza, come un tempo. Il bomber del Genoa Piatek (di nome si chiama Krzysztof che in polacco vuol dire Venerdì, e così lo chiamerei) ha già fatto 13 gol, è appena dietro Ronaldo, Quagliarella e Zapata; è arrivato che costava cinque milioni e mo' Preziosi se lo rivende a 50. Miracoli del pallone? No: è la vendetta del Piccolo Calcio Antico che non esibiva tanta tecnologia e arrapamento mediatico; che non metteva di mezzo le cronache di Economia e Finanza e stuoli di tecnici informatici e esperti (?) di Fair Play economico; che divertiva anche, come quella volta che al "Gallia" vendemmo un cameriere dell'albergo a un ricco presidente toscano, poi gli dicemmo correttamente che era uno scherzo e lui sdegnato ci accusò di averlo ceduto a un concorrente.
Ma dicevo Piatek. Enrico Preziosi presidente del Genoa era a Ibiza. Un procuratore gli segnala il ragazzo, lui lo vede in una partita del Cracovia in tivù e lo ordina come fosse un giocattolo: "Lo prendo, portamelo". Rischia poco. Dai tempi di Galliani c'è sempre un Milan che gli compra le sue scoperte. Anche quello di Elliott (nome che riassume una dozzina di importanti dirigenti che per ora ha fatto da ufficio di collocamento per juventini fastidiosi, vedi Bonucci e Higuaìn).
Questo passa il calcio, oggi, dopo tre settimane di vuoto. Si fa per dire calcio. Tipo il povero Gattuso che dopo l'addio del Pipita sa di essere l'ultimo capro espiatorio del Milan di Leonardo e si scusa, si lamenta, sta perdendo la sua grinta guerriera. Tipi i gioiosi bambini di San Siro schierati per salvare la faccia a uno sport in mano ai violenti, ai mercanti, ai cialtroni. E in premio un melenso zero a zero. Ci sono partite che non meritano neppure la citazione, altre di cui si parla per le imprese di giocatori che si chiamano Zapata, Quagliarella, Muriel e Okaka (bentornati) che ancora forniscono la materia prima per far godere un po' noi poveri appassionati: il gol. Poi c'è la Roma che rivela il classico caso del giocatore di qualità – scommetterei un campione già in onda – ceduto da un grande club per avere (aggiungendo anche molti milioni) una star forse sul viale del tramonto. Zaniolo per Nainggolan. Stupiscono i cinesi, i benemeriti della Beneamata, gli accreditati Zhang che non hanno ancora individuato e colpito il responsabile della cessione del giovane Nicolò, ragazzo del Novantanove con caratteristiche tecniche impossibili a sfuggire a gente competente. Mi suggeriscono che l'ultima parola (vadi, vadi pure – avrebbe detto Fantozzi) sia stata di Spalletti. Ma non è vero che oggi l'allenatore non è mai solo, circondato da uno staff di esperti (?) che lo lasciano libero di pensare solo alla partita? Oddio, ma al povero calcio che stiamo vedendo – e che abbiamo felicemente esportato in Arabia Saudita dove basta che ci sia un Ronaldo e sono soddisfatti – ci pensa davvero qualcuno?