LISTE D’ATTESA PRIMA CAUSA RINUNCIA CURE

Circa 20 milioni di italiani (il 38,7% della popolazione adulta) nell’ultimo anno hanno sperimentato la criticità delle liste d’attesa per accedere a prestazioni specialistiche, oppure per un ricovero in ospedale. Le liste d’attesa più lunghe, oltre i 60 e fino a 120 giorni, hanno interessato il 35,6% degli utenti per le visite specialistiche, il 31,1% per i piccoli interventi ambulatoriali, il 22,7% per gli accertamenti diagnostici e il 15% per i ricoveri in ospedale pubblico per interventi più gravi. Sono significative anche le attese tra i 30 e i 60 giorni, in particolar modo per l’accesso a visite specialistiche, accertamenti diagnostici e ricoveri, che hanno riguardato rispettivamente il 22,6%, 20% e 18,3% degli utenti. È quanto emerge dal 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”, presentato a Roma, promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) e realizzato dalla società Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema, che sottolinea come le liste d’attesa rappresentano, per i cittadini, una rilevante inefficienza del SSN, non solo perché generano ansie e disagi ai pazienti e alle loro famiglie, ma soprattutto perché sono la prima causa di rinuncia alle cure (51,7%, +4,1 punti rispetto al 2017).

Inoltre concorrono ad alimentare da un lato la spesa out-of-pocket, dall’altro la mobilità sanitaria, aumentando ulteriormente le diseguaglianze tra regioni. Oltre il 30% degli utenti, infatti, per accedere più rapidamente a una visita o a un esame, sceglie di rivolgersi ad altre strutture, di pagare privatamente le prestazioni o ricorrere ad ospedali in altre regioni. “A causa delle liste d’attesa, molti cittadini si trovano costretti a rinunciare alle cure, a pagarle direttamente o a migrare nelle regioni nelle quali l’offerta sanitaria è programmata meglio, in termini quali-quantitativi, per ricevere un’assistenza sanitaria efficiente, efficace e in tempi ragionevoli”, afferma Barbara Cittadini, presidente AIOP. “Rispetto a tale criticità, risulta indispensabile aumentare l’offerta dei servizi erogati – sottolinea – promuovendo la piena integrazione tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSN, al fine di consentire l’accesso di tutti i cittadini alle prestazioni sanitarie, nei rispettivi territori di appartenenza. Un SSN in grado di erogare assistenza nei tempi corretti, oltre che di qualità, deve essere uno dei principali obiettivi del Paese”. 

Oltre la metà degli italiani in lista d’attesa (10,6 milioni) ha vissuto, infatti, almeno, un’esperienza di accesso al Pronto Soccorso, che, in generale, ha riguardato quasi un terzo della popolazione adulta, pari a 14,5 milioni di persone, registrando, nel 20,7% dei casi, ulteriori attese, in media tra le 3 e le 10 ore prima di essere visitati. 

Cittadini: “Serve riorganizzazione ed efficientamento Ssn”
“Per difendere il principio universalistico e solidaristico del Ssn, è indispensabile e improcrastinabile procedere alla sua riorganizzazione e al suo efficientamento, sia dal punto di vista economico-finanziario, che da quello dell’offerta di prestazioni e di servizi di qualità che devono essere garantiti in maniera omogenea nei territori, tenendo conto di una domanda che è aumentata e, nel tempo, si è anche diversificata per effetto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle cronicità”, sottolinea Cittadini.

“Il Ssn, nel suo complesso registra, da troppo tempo, una tendenza a un definanziamento costante e ingravescente in rapporto al Pil. Oggi l’impegno finanziario si attesta sulla soglia del 6,6% del Pil: in questo modo – avverte Cittadini – è a rischio la capacità di garantire prestazioni adeguate, coerenti con il progresso scientifico e con le esigenze della popolazione”.

Per Cittadini, inoltre, “siamo di fronte a una duplice diminuzione: si è ridotto il Pil ed è diminuita la quota di impegno finanziario in favore del Ssn. Oltre all’esiguità dei fondi destinati al Ssn rispetto al Pil, occorre rilevare l’adozione di scelte di politica sanitaria che non consentono di investire nell’ambito dell’innovazione, garantendo uno sviluppo del settore; presupposti indispensabili, perché il nostro Sistema mantenga quei livelli di qualità, che l’hanno sempre caratterizzato. In secondo luogo – osserva -, va considerato il progressivo logoramento dei servizi garantiti dalla componente pubblica che, sovente, presenta fenomeni di riduzione quantitativa e di indebolimento qualitativo delle prestazioni; fenomeni che portano non solo disagi ai pazienti e alle loro famiglie ma, anche, dei rimandi o delle rinunce alle cure, come pure il ricorso, in costante crescita, all’out-of-pocket o alla mobilità sanitaria extraregionale”. 

Secondo Cittadini quindi “è improcrastinabile l’esigenza di aumentare l’offerta di servizi erogati per ovviare al problema delle liste di attesa, consentendo ai cittadini di operare la libertà di scelta del luogo di cura e implementare l’erogazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Il Ssn è una risorsa preziosa per il Paese, che rischia di essere smarrita. È indispensabile che tutti coloro che hanno responsabilità di sistema ne assumano piena consapevolezza: Governo, Regioni e operatori a tutti i livelli. Sono necessari un rinnovato impegno finanziario e una maggiore condivisione d’intenti fra la componente di diritto privato e quella di diritto pubblico del Ssn, che dovrebbero lavorare insieme in maniera più sinergica. Le imprese ospedaliere di diritto privato accreditato, sono consapevoli della responsabilità che hanno nel loro ruolo di componente del Servizio sanitario e del suo significato. Lavoriamo, pubblico e privato, a un obiettivo comune che è quello di assicurare un’assistenza sanitaria in termini universalistici, efficiente ed efficace. La presenza in Italia di una grande rete di aziende ospedaliere di diritto privato – conclude – è una opportunità rilevante per il Ssn, un prezioso strumento per erogare prestazioni di qualità, una riserva di operatività e di flessibilità a servizio di tutto il sistema”. 

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