Per le due ruote nella Capitale il rischio di incidenti diminuisce drasticamente di anno in anno ma il pericolo, a causa di distrazione, mancato rispetto delle norme del codice della strada e pessimo stato delle strade è sempre dietro l’angolo. Dal 2010 gli incidenti che hanno coinvolto moto e motorini a Roma in ambito urbano sono diminuiti del 38%, i morti del 40% e i feriti del 38%. Dati che si confermano anche confrontando i numeri del 2016, quando gli incidenti furono 5402, con quelli del 2017, quando questo numero e sceso a 5185 con una diminuzione del 4%. Se si vanno a vedere quelli con morte si è passati dai 32 del 2016 ai 23 del 2017, mentre i feriti sono passati da 5579 a 5392. Tutti numeri elaborati dallo studio della Fondazione Caracciolo, centro studi dell’Aci, presentato questa mattina a Roma dalla vice presidente dell’Automobile Club, Giuseppina Fusco, alla presenza del presidente della Commissione Mobilità di Roma, Enrico Stefano, e di Alfredo Scala, direttore generale Aci Vallelunga.
Sulle strade della Capitale, però, si contano oltre 5.000 sinistri l’anno con un veicolo a due ruote: 14 al giorno. Ottobre è il mese con più incidenti (10% del totale su due ruote), mentre a maggio si verificano più decessi (1 su 4). Le ore in cui si verificano più incidenti sono quelle del rientro serale casa-lavoro (17-21) quando si concentra il 31% degli scontri per moto e scooter, ma è nelle ore notturne (22-6) che si contano più morti su due ruote, il 34% del totale. Nonostante il miglioramento dei dati sull’incidentalità, emergono criticità da fronteggiare con urgenza: il 98% dei motociclisti intervistati indica le buche come primo fattore di rischio. Seguono lo stato dei tombini, l’81%, e il comportamento indisciplinato degli automobilisti, il 64%. Quasi la metà di chi si muove in moto e scooter lungo i 5.500 chilometri di strade romane include tra i pericoli anche pedoni e ciclisti.
Lo studio evidenzia pure i vizi dei rider romani: il 50% dei 393.144 veicoli a due ruote circolanti a Roma non è in regola con la revisione, secondo il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, e il 24% dei motociclisti dichiara di usare lo smartphone mentre guida. Quattro su dieci ammettono di superare i limiti di velocità, oltrepassare la linea continua e passare con semaforo giallo, ma più del 60% dichiara di zigzagare nel traffico. Tali comportamenti non trovano sempre adeguato contrasto nelle sanzioni: gli intervistati dalla Fondazione Caracciolo confermano di aver ricevuto verbali per le infrazioni commesse, ma più per divieto di sosta (44 % delle risposte) e violazione delle corsie riservate ai mezzi pubblici (35%) . Solo il 19% delle multe confessate puniscono l’eccesso di velocità e appena il 9% il mancato rispetto del semaforo. Lo studio rileva anche la scarsa consapevolezza degli utenti: il casco jet “aperto” è preferito da 67 utenti su 100, ma solo il 28% degli intervistati dichiara di sostituirlo in caso di incidente.
In merito all’equipaggiamento, i guanti sono utilizzati da 1 su 4, la giacca tecnica da 1 su 10 e i pantaloni con protezioni da 1 su 100. Il fabbisogno di formazione è sottolineato in primis dagli stessi motociclisti:il 76% ritiene necessario introdurre prove pratiche in circuito per il conseguimento della patente e il 90% chiede più test su strada.